La sfiducia a Damiano? Solo un opera dei pupi
Un consigliere comunale, giovane ed ambizioso, l’ha definita, la presunta sconfitta di Girolamo Fazio e della sua mozione di “sfiducia” al suo successore Vito Damiano «la vittoria dei “tronisti”, consiglieri attaccati al loro personalissimo trono, come le patelle agli scogli».
Il consigliere ha ragione.
A nessuno degli attuali 30 consiglieri importa delle sorti della Città, tanto meno importano al sindaco Vito Damiano, naturalmente.
Quella di giovedì, a Palazzo Cavarretta, è stata una recita, un teatro, una commedia, una opera dei pupi: si è giocato al gioco delle parti dove tutti hanno vinto, tutti i trenta consiglieri, tutti i deputati regionali che tiravano i “fili” ai propri consiglieri-burattini («le teste di legno», le definisce in TV un altro deputato-“puparo”), il sindaco.
A perdere solo i cittadini, quelli onesti, quelli che la mattina si alzano per andare a lavorare, per portare il “pane” a casa, per dare un “futuro” ai propri figli, che ogni cinque anni votano secondo coscienza.
Ai nostri amministratori, consiglieri, deputati e sindaco, importa ben altro che loro, che gli interessi dei cittadini.
A Vito Damiano interessava solo “vincere” la sua battaglia contro il nemico Girolamo Fazio. Ed ha vinto. La “mozione Fazio” non ha sfondato, si è fermata a 15 voti (su 30, appena metà dei consiglieri).
Il sindaco ammette, però, d’aver pagato un pesante prezzo per la sua vittoria personale («Ho fatto un grosso sacrificio, ho fatto il Patto col Diavolo», dichiara dal minuto 00:43 di una video intervista “a caldo” a TrapaniOggi).
Il sindaco conferma che si va verso una nuova Giunta, con l’ingresso nell’Amministrazione di chi l’ha sostenuto, «per il bene di questa Città». Ma per fare cosa, per realizzare quale programma, in quest’ultimo anno e mezzo che gli manca alla scadenza del mandato non lo spiega.
Io, e gli amici di “A Misura d’Uomo”, da mesi chiediamo – come elenco in “Manca un Progetto Alternativo” – al sindaco una serie di decisioni «per il bene di questa Città», ma inascoltati.
A Girolamo Fazio interessava fare il proprio “show” mediatico e dichiarare il proprio «amore per la Città» (che commedia napoletana!): sa bene che non sarebbe più eletto deputato regionale nel 2017 e quindi ha lanciato la propria campagna elettorale utile a riprendersi la poltrona da sindaco, col relativo discreto stipendio, con la possibilità di gestire il prossimo Piano Regolatore Generale della Città e magari sperare in un posto da senatore grazie alla nuova Costituzione scritta da Renzi che vuole tre senatori nominati fra i sindaci della nostra Regione.
Nel frattempo che il suo progetto si realizzi si tiene i 12.000 euro al mese da deputato!
I 12 consiglieri di Destra che han sostenuto la “mozione Fazio” avranno garantito un posto al sole, un occhio “di riguardo”, nella futura Amministrazione; egualmente i due finti nemici, i due finti di Sinistra, Grignano e Abbruscato (PD). Uno di questi, quello più vicino a Fazio, quello che un giorno sì e l’altro pure e sui media con la sua faccia sorridente, Francesco Salone, spera di giocarsi, col sostegno dell’ “amico” Fazio, una carta per la propria desiderata veloce carriera alla Regione.
Gli undici che han sostenuto Damiano, invece, e i consiglieri dispersi (inspiegabilmente assenti dall’Aula giovedì) Ninni Barbera (Barbera aveva “firmato”, pochi mesi fa, un Patto di Ferro con Giacomo Tranchida, al quale questa “sfiducia”, come tempi, magari non andava bene perché lo avrebbe costretto a dimettersi da Erice per correre a Trapani!) e Marino, han preferito il classico “meglio l’uovo oggi che la gallina domani” accontentandosi chi del sempre agognato, e legittimo, posto di assessore (Nicola Sveglia e Francesco Briale), chi di mantenere per altri diciotto mesi un pur sempre valido gettone di presenza che garantisce di vincere senza sforzo, giornalmente, una carta da cinquanta euro alla slot-machine del Comune.
Ma non crediate che anche chi ha votato SI alla mozione non sapesse che il SI non sarebbe passato e che la loro poltrona, ed il loro gettone, non l’avessero mantenuto. Lo sapevano. Tutto teatro anche il loro.
L’unico onesto, qui, è Totò La Pica che, idealista com’è, a questo gioco, a questa commedia, sulle spalle dei cittadini non c’è stato ed ha presentato le proprie dimissioni da consiglieri. Tanto di cappello al buon Totò!
Totò La Pica, unica vittima del Teatro della Politica, della Opera dei Pupi, inscenato a Palazzo Cavarretta, assieme a l’intera cittadinanza, ovviamente.