Erice: La SOES evade la TARSU? Silenzio dal Comune
Ma l’Amministrazione di Erice la fa pagare la Tarsu, cioè la tassa dei rifiuti, alla SOES, la società che gestisce i parcheggi a pagamento? A domandarselo, e domandarlo, lo scorso 22 giugno, al sindaco Tranchida, il “solito” Francesco Borghi. Perché, spiega Borghi al sindaco, la Legge e una sentenza di Cassazione (la n. 20359 del 27 settembre 2007) dicono chiaramente che la Tarsu è dovuta anche per i parcheggi dati in concessione (“aree scoperte operative“).
Al cittadino Borghi il sindaco non ha dato risposta. S’è fatto sentire, dopo 40 giorni, il 1 agosto, invece, l’assessore alle finanze Alberto Venza il quale, dopo essersi dilungato nel sostenere che “l’assoggettabilita alla Tarsu delle aree adibite a parcheggio a pagamento è stata oggetto di contrastanti opinioni in dottrina e di decisioni oscillanti da parte delle competenti Commissioni Tributarie” ha, tuttavia, ammesso che “sul denunciante (la SOES Spa, NdR) grava l’onere di fornire la prova di tale inidoneità” ha assicurato di “già messo in atto i provvedimenti di competenza, per l’eventuale attivazione delle procedure di accertamento e il recupero della tassa evasa per i periodi non prescritti”.
Borghi, tuttavia, è sicuro del fatto suo. La suprema Corte di Cassazione è stata chiara: “I parcheggi delle abitazioni sono sicuramente definibili come aree scoperte pertinenziali e come tali non tassate, così come per i parcheggi gratuiti ai clienti di attività economiche. Nel caso, invece, di parcheggi di aziende di autotrasporto o per aree in cui è esercitata l’attività di parcheggi a pagamento l’area scoperta è da considerarsi operativa in quanto utilizzata direttamente per l’esercizio di un’attività economica e pertanto vi è il presupposto per l’applicazione della TARSU”.
Il cittadino Borghi, nell’articolata istanza chiede di conoscere la somma annualmente eventualmente versata dalla SOES, che gestisce, d’estate, circa 900 posti auto a pagamento – pare che il dovuto ammonti a 2,14 euro a metro quadro, insomma una dozzina d’euro annui a posto auto – al Comune di Erice.
L’istanza si conclude con una condivisibile frase: “A questo punto, ritengo che a pagare la tassa in parola non debbano essere sempre i lavoratori, i cittadini e “i più deboli” esasperati dalla pressione fiscale, i quali per arrivare alla fine del mese è sempre più difficile. Animato da innato desiderio di giustizia e di chiarezza auspico che la risposta possa essere affermativa, dando così ossigeno ai bilanci del Comune e, quindi, i dubbi che mi sorgono possano essere spazzati via”.
C’è da domandarsi, tuttavia, del buon funzionamento dell’Amministrazione ericina. Serve la segnalazione di un cittadino per giungere a conoscenza di una sentenza di Cassazione e per svolgere accertamenti sul mancato versamento di un tributo dovuto?
Intanto è certo che dalla risposta dell’assessore Alberto Venza sono passati altri 50 giorni e dell’esito degli accertamenti e del recupero d’imposta eventualmente evasa non si sa nulla, alla faccia della trasparenza.
Facendo un giro sul web, non è un problema solo nostro ma di montri altri comuni i quali non riescono a capire come tassare con la T.A.R.S.U. le strisce blu.
Certo non sarebbe male… il comune avrebbe qualche entrata in più. In fondo si tratta di un’attività economica per la ditta che le ha in gestione e pertanto non si capisce perchè non debba pagarle come tutte le altre imprese di altri settori che già lo fanno