L’icona antimafia Pino Maniaci mandato “al confino”
4 maggio 2016 – La notizia di oggi è che contro Pino Maniaci, giornalista e direttore dell’emittente televisiva TeleJato, la magistratura starebbe indagando per una presunta “estorsione” ed avrebbe adottato il provvedimento del divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani.
Pino Maniaci è un personaggio conosciutissimo, in ambito locale, nazionale e anche internazionale. E’ un’icona della libertà d’informazione e della battaglie contro la mafia.
Di conseguenza che egli possa passare dall’altro lato della barricata, che possa diventare da giornalista d’inchiesta a giornalista sotto inchiesta lascia basiti.
Naturalmente non possiamo commentare fatti e circostanze che non conosciamo. E’ ovvio che tutti possiamo essere oggetto d’indagini anche chi scrive, anche Pino Maniaci. Ed auspichiamo che Pino ne possa uscire pulito.
In rete, Repubblica ha diffuso un VIDEO [→ VEDI] che riporta delle “intercettazioni” telefoniche ed ambientali realizzate dai Carabinieri e che, ad avviso degli inquirenti, comproverebbero le accuse.
A mio avviso non comprovano un bel nulla. Un pagamento, certo. Ma di qualcosa di lecito (una fattura per una lecita prestazione) o di illecito? Il video non spiega. Compravano, forse, che lui si “vanta” della propria importanza con una donna. E’ quindi? Dov’è il reato?
Pino Maniaci, comunque, alle Iene qualche giorno addietro cercava di spiegare cosa stesse succedendo in questo VIDEO [→ VEDI]. Si parla, altrove in Rete, di un progetto da qualcuno armato per fare chiudere la sua emittente [->VEDI VIDEO].
Pino Maniaci a libertà limitata
Io commento, invece, e critico aspramente, come si possa “per caso” – così riferisce Repubblica – intercettare una persona in palese violazione della Costituzione Italiana e della Carta Universale dei Diritti dell’Uomo che definisce come inviolabili le comunicazioni personali.
Le intercettazioni personali della corrispondenza e delle telefonate, sono una barbarie.
Com’è una barbarie che, senza che ancora siano chiuse le indagini e in violazione palese di norme di legge, documenti interni – come i video delle intercettazioni – “escano” dalle casseforti di Comandi dei Carabinieri o delle Procure e finiscano nella redazione “amica” per “mascariare” qualcuno.
Mi sembra grave il ricorso ad un provvedimento “cautelativo” contro la libertà di circolazione di un cittadino (il divieto di dimora), previsto solo se «sussistono gravi indizi di colpevolezza» (art. 273 del Codice di Procedura penale) e solo «in relazione a situazioni di concreto e attuale pericolo per l’acquisizione o la genuinità della prova» o quando il Giudice teme che a carico dell’indagato «sussiste il concreto pericolo che questi commetta gravi delitti … della stessa specie di quello per cui si procede» (art. 274).
L’esistenza di gravi indizi di colpevolezza cozza, per logica, per me, contro la possibilità di poterli inquinare.
Si tratta di un provvedimento “cautelativo” contro chi, per definizione della Costituzione, è innocente fino a condanna, che può portare alla chiusura dell’emittente televisiva; sicuramente a limitarne l’azione. Un danno irreparabile non solo per Maniaci ma per l’intera cittadinanza raggiunta dall’emittente.
C’è, di certo, poi, che una certa stampa ben opera per “mascariare” Maniaci e getta “in pasto” ai gossippari di turno che il giornalista ha una “amante” (è reato? È un fatto di interesse generale se anche fosse?).
Esposte queste mie personali valutazioni, c’è, però, da aggiungere altro.
Fermare il rapporto economico fra stampa e politici
Quello di cui è accusato il giornalista Maniaci è un fatto, purtroppo, in generale, possibile.
E’ verosimile che Maniaci, o un altro giornalista, TeleJato, o un’altra emittente, o un altro foglio a stampa, a Partinico o a Trapani, possano impostare la propria linea editoriale a favore o contro un dato politico a secondo la “benevolenza” di questo rispetto a quel giornalista o quel giornale.
Da sempre critico la “propaganda”, senza ritegno alcuno, abusando di leggi giuste, che certi sindaci fanno su giornali, radio e televisioni con i soldi dei contribuenti. Da sempre critico cerca “stampa” che abusa di spazi a metà fra notizia e mera “propaganda” sui propri mezzi di presunta informazione. Da sempre critico tali giornali e TV che, per sopravvivere, sopravvivendo solo con gli introiti pubblicitari (spesso comunali o di partecipate o di aziende vicine al politico di turno), tacciono di fatti negativi o amplificano fatti di scarsa rilevanza per favorire il proprio “Cliente”.
In sostanza che il politico corrompa la stampa, o che la stampa ricatti il politico può accadere.
Non dimentichiamo la vicenda che vide, in proposito coinvolta la nostra Telesud e il sindaco Fazio e che vedeva il primo cittadino accusare l’emittente di aver tentato quell’estorsione di cui oggi è accusato Maniaci. Per la cronaca i responsabili di Telesud furono assolti.
Dato il compito che ha “l’informazione” ritengo che un argine a questo fenomeno vada individuato.
Questo è il dato positivo dell’indagine su Maniaci; che si possa aprire il dibattito su questo scottante tema ella commistione fra politica e chi dovrebbe informare i cittadini.