L’immigrazione come la vedono i ragazzi
«Moltissime persone emigrano dal proprio paese d’origine, spesso povere, per emigrare in paesi più ricchi e con meno problemi di sanità e sociali, in cerca di speranza di una “nuova vita” attraverso barconi instabili e piccoli».
«I maggiori paesi afflitti dall’emigrazione sono quelli africani e alcuni dell’Asia».
Così scrive, nel proprio elaborato Francesco, studente di una scuola media di Erice (Trapani). L’insegnante gli aveva sottoposto un tema d’attualità, l’immigrazione.
Lo studente tredicenne sa che «questi barconi, nella maggior parte dei casi, non riescono ad arrivare a destinazione, affondano togliendo la vita a moltissime persone».
Agli occhi di Francesco la soluzione è semplice: «Io penso che la Libia, fornitrice di queste navi, con l’aiuto degli altri paesi del mondo, dovrebbe fornire barche più adeguate nell’ambito della sicurezza e della capienza».
Francesco individua un altro problema sull’immigrazione: «spesso i paesi impongono leggi che vietano l’entrata agli immigrati o, addirittura, li rimandano al loro paese natio procurandogli la morte».
Il ragazzo si domanda «perché questi paesi non accettano gli immigrati?».
Secondo Francesco «perché gli immigrati hanno modi di fare, tradizioni, religioni e lingue diverse».
La paura del … diverso, quindi, è, per Francesco la “barriera” che divide gli uomini.
Anche, qui, una soluzione ci sarebbe, ed «in realtà è semplice»: è quella di «aiutare i paesi sotto sviluppati, mandando loro cibo, medicine e creando ospedali».
Una soluzione, però, che non viene sufficientemente percorsa. I paesi ricchi preferiscono «sfruttare le risorse dei paesi che potrebbero essere ricchissimi ma non lo sono».
Fra tante certezze, Francesco resta, però, con un dubbio: «Perché i paesi sottosviluppati non si ribellano? Hanno forse paura?».