L’invidia per chi non vive a Trapani mi rende infelice
Sono infelice. E sono infelice perché sono invidioso. La diagnosi del mio vizio, della mia malattia, me l’ha fatta un tal prof. Bertrand Russell.
«L’invidia – scrive Russell – è una delle forme di quel vizio che consiste nel non vedere mai le cose in se stesse, ma in rapporto ad altre».
In poche parole, se vivo già in un Paradiso com’è Trapani, sole, mare, spiagge, perché devo provare a metterlo a paragone con altre Città?
Perché devo andare a rilevare che, chessò, nel mio recente viaggio che mi ha visto visitare il Lago di Varese e il Lago Maggiore, ho notato valorizzate, tanto per i residenti che per i turisti, le passeggiate Lungolago mentre qui non esistono delle serie passeggiate Lungomare?
Perché devo ricordare d’aver visto delle vere silenziose zone pedonali ad Intra (Verbania) mentre qui a Trapani abbiamo una finta ZTL violentata da tutto e tutti? Perchè i fedeli si recano a piedi a riempire la Basilica di San Vittore, mentre quei pochi che si recano nella chiesetta “ru Santu Patri” a Trapani pretendono di andarci in auto e parcheggiarci davanti? Perché ogni spazio da noi è dominio della ferraglia e ad Intra di un padre che gioca a palla col proprio figliolo?
Perché non riesco a dimenticare la stupenda pista ciclo-pedonale del Lago di Varese, da me percorsa domenica da Gavirate, piena di coppie di ragazze o d’anziani a passeggio, intere famiglie in bici, donne sole a correre, ragazze col proprio cane, mentre noi non abbiamo uno spazio relax immerso nel silenzio, nel verde, nell’aria pura? Perché i sindaci di Trapani dicono che qui risulta irrealizzabile? Non sanno loro, come sanno i gaviratesi, che la pista posta “vita” alla Città oltre che “vivibilità” e che porta lavoro (officine e noleggio bici, ristoranti, bar ecc)?
Perché non trovo a Trapani le aree urbane destinate alla sgambatura dei cani come le ho trovate sempre ad Intra (Verbania)?
Il prof. Russell ha già prescritto pure la cura alla mia malattia: «il rimedio è la disciplina mentale, l’abitudine a non abbandonarsi a pensieri inutili».
Si, certo prof. Russell, comprendo che sia inutile pensare che i miei concittadini desiderino tutto quello che ho visto ai Laghi.
A loro basta richiedere – è la petizione in corso al momento – più sicurezza, più telecamere in Città per vivere felici ed appagati. Comprendo che sia inutile pensare che i politici che questi concittadini hanno eletto possano lavorare per realizzare quanto ho visto ai Laghi: “non abbiamo soldi” sanno solo dire sindaco ed assessore, salvo poi sprecare risorse in giochi pirotecnici, o sostenere processioni religiose, o squadre di calcio professionistiche.
Forse la mia non è semplice invidia, ma anche ammirazione per quelle comunità nordiche, per i loro concittadini e per i loro amministratori (oggi Intra-Verbania è stata pure designata come Città più vivibile da Legambiente).
E’ giusto, mi domando, che altri italiani, possano avere dei servizi che io non ho? E’ giusto che possano vivere in ambienti che a me non sono dati per viverci?
«Se ci si rende conto che le ineguaglianze sono ingiuste – conclude la ricetta il prof. Russell –, non vi è altro rimedio contro l’invidia che ne consegue all’infuori dell’eliminazione dell’ingiustizia».
Ed, allora, se la ricetta del prof. Bertrand Russell fosse giusta, non sarebbe il caso che ci coalizzassimo tutti assieme contro questa ingiustizia per cambiare l’ambiente della nostra vita piuttosto che farci distrarre da problemi che non esistono, da emergenze che sono inventate da demagoghi incapaci di pensare un po’ più in grande?