Mamma mi sono perso gli abiti da sposa
TRAPANI, 12 NOV – Oltre il danno, la beffa. Da creditore a debitore. Quello che abbiamo ascoltato ieri, in Consiglio Comunale, sa di storiella, invece sono fatti veri.
Fatti che stanno costando al Comune, ovvero a tutti i cittadini, non solo 25 mila euro, per come ha stabilito un Giudice, ma anche sedute su sedute di Consiglio, e quindi euro su euro di gettoni di presenza, perchè i Consiglieri non sanno a che “santo” votarsi. Sia che votino positivamente, che votino negativamente, hanno paura di creare un danno erariale di cui, un giorno, dovranno rispondere personalmente. Ed allora si preferisce la fuga, far mancare il numero legale e … rinviare.
Ma andiamo per ordine.
Il punto all’ordine del giorno che i nostri stanno trattando è questo: “Riconoscimento di un debito fuori bilancio di euro 25.000 ditta Trapani Corredi di Gabriele Francesca, Caputo Ulderico e C. sas” [punto 13 dell’ordine del giorno, SCARICALO DA QUI].
La delibera in questione, di quello che s’è capito (come sapete in Consiglio si sente male, troppo “casino” da parte di taluni Consiglieri, di atti da distribuire al pubblico neanche a parlarne, ed i Consiglieri si esprimono spesso come un “libro chiuso”), arriva in Consiglio coi pareri negativi di segretario generale, collegio dei revisori e ragioniere capo del Comune.
Sembra che la proposta di delibera non contenga, al momento, “copertura” finanziaria, non disponendo il Comune ancora neanche del Bilancio di Previsione 2013 (a metà novembre).
Ma arriva anche con una sentenza di tribunale che stabilisce che la “Trapani Corredi” ha ragione e che il Comune deve pagare.
Il consigliere comunale Girolamo Fazio (PDL) ha voluto, in Aula, fare una cronistoria della vicenda che, ha detto, riguarda tempi antecendenti la sua prima elezione, ovvero a prima del 2001.
In quel tempo, il Comune di Trapani vantava un credito – non si sa bene sulla base di quale sentenza – equivalente a 25mila euro a carico della ditta Trapani Corredi. Fu fatto un pignoramento e quindi il Comune ottenne, a garanzia del proprio credito, una serie di abiti da sposa. Gli abiti, poi, si sarebbero dovuti vendere all’asta e, dal ricavato, trattenere il credito e versare al debitore quanto in eccesso.
Il Comune decise di conservare gli abiti da sposa in una stanza dell’autoparco comunale, nominò un operatore ecologico come custode e … si dimenticò, come al solito, degli abiti da sposa.
Un bel giorno, quando pensò di indire l’asta, la sorpresa: gli abiti da sposa erano spariti! Qualche disonesto, probabilmente, cogli abiti, ci aveva sposato la figliola! L’inchiesta interna non aveva mai individuato i colpevoli, però.
Ne seguì una causa con la Trapani Corredi, dato che gli abiti non erano del Comune ma semplicemente erano trattenuti a garanzia del credito, conclusa, recentemente, la scorsa primavera, con la sentenza sfavorevole all’Ente. Il Comune, ora, da creditore, è debitore di 25mila euro alla Trapani Corredi.
E’ da due sedute che il Consiglio Comunale di Trapani tratta del debito, ma senza ricavare il classico “ragno dal buco”. Non si vuole “riconoscere” il debito perché ci sono i pareri negativi dei tecnici; non lo si può respingere perché è presente una sentenza della Giustizia. Dopo ore di dibattito inconcludente, per sbloccare i lavori dell’Aula, dopo il rifiuto dell’Amministrazione di “ritirare” l’Atto, dopo il rifiuto del dirigente proponente (il comandante Francesco Guarano), è stato il segretario Aldo Messina a togliere le “castagne dal fuoco”.
Degli abiti da sposa si tornerà a parlare il mese prossimo.
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AGGIORNAMENTO, 14/11. Riceviamo delle precisazioni e commenti da parte di persone interessate alla vicenda. per dovere di verità e cronaca li riportiamo.