MARSALA, CAPITALE DEL GIORNALISMO
E’ il caso degli "editori impuri", ovvero quelli (primo fra tutti il Corriere della Sera), che hanno come editori "gente" (società) che si occupano di tutt’altro che di editoria (banche, assicurazioni, costruttori, industriali dell’auto ecc). Questi editori – ci spiegano i relatori Vittorio Malagutti, Marco Travaglio, Angelo Perrino e Luca Telese – non hanno come fine "vendere" copie e quindi "conquistare" i lettori con una informazione completa bensì quello di curare gli interessi delle proprie lobbies (dell’auto, della finanza, del "mattone" ecc). Insomma tengono in vita strutture (giornali) al solo fine di – senza troppo tirare la corda altrimenti perderebbero i finanziamenti che loro riconosce di anno in anno il Governo – tirare "l’acqua al mulino della propria Azienda".
Altro caso di conflitto d’interesse che non crea una buona informazione è causato dai "padroni" politici. Ovvero il caso della RAI il cui Organo di controllo è in mano ai politici, ai partiti che l’informazione dovrebbe controllare. Ancora tramite la pubblicità istituzionale, ed il finanziamento pubblico il "potere" tiene per le palle l’informazione.
Un accenno è stato fatto pure alla pubblicità – altra forma di finanziamento, di vita, della stampa -, pubblicità che è in mano a "Agenzie" che di fatto controllano il mercato e condizionano, assegnando o meno le grandi campagne pubblicitarie, l’informazione: un editore "scomodo" non trova pubblicità.
In tale ultimo ambito è stato sottolineato come circa il 55% della pubblicità è appannaggio del duopolio televisivo di Rai-Set, mentre la stampa viene lasciata in sofferenza, restando, poi, solo briciole per la Rete, i Cinema, la cartellonistica ecc.
Insomma, per i relatori, l’unica stampa veramente libera è quella che vive dei propri lettori, degli abbonamenti e delle copie vendute in edicola.
I relatori non danno soluzioni al problema illustrato dei "padroni" dell’informazione, e non è – forse – il loro compito. Ma tra le righe è evidente che un vero "tetto" alle concetrazioni di pubblicità sulle TV, sulle stesse Agenzie Pubblicitarie, sulle quote di proprietà-controllo delle aziende editoriali da parte di altre Società quotate, sul "taglio" del cordone Partiti-Rai, sono strumenti che consentono la nascita e crescita di Aziende editoriali "pure" ed indipendenti (il caso de "Il Fatto").
Tali Aziende – per il sistema di mercato della concorrenza – in una maniera o nell’altra, stimolano il "mercato" editoriale a fornire l’informazione di cui l’utente ha bisogno, pena la perdità di credibilità e di lettori.
Nel dibattito pomeridiano, quello sull’informazione dal "basso", moderato da Peter Gomez – alla presenza di oltre 200 persone (tra cui una delegazione di "Informare per Resistere" un "Gruppo" d’informazione che vive solo su FaceBook) sono intervenuti raccontando le storie delle proprie esperienze ed i propri risultatiTommaso Tessarolo (Current), Angelo Cimarosti (YouReport.it). Nel corso dell’incontro Peter Gomez ha annunciato, per il 15 giugno prossimo il lancio della versione Beta del sito www.ilfattoquotidiano.it