Muore sulla Litoranea, nessun risarcimento: Era su una falsa bici elettrica
Nessuno ricorderà la morte di Giuseppe, avvenuta a Trapani il 29 ottobre del 2015 in conseguenza di traumi celebrali occorsigli in occasione d’un incidente stradale accaduto cinque giorni prima. Solo i parenti più prossimi, naturalmente.
Ma la vicenda, venuta a mia conoscenza in occasione della “Giornata in memoria delle vittime della strada” da me organizzata lo scorso 17 novembre 2017, è, invece, estremamente interessante e per questo va, quindi, ricordata.
Il tragico incidente avvenne sulla Litoranea Nord
Giuseppe la mattina di quel 24 ottobre ha appena acquistato delle verdure al mercato del contadino che si trova a ridosso del lungomare cittadino e, ora, si sta recando – a bordo di quel lui credeva fosse una bici elettrica – verso il supermercato di rione Cappuccinelli per completare la spesa.
Percorso un tratto della Litoranea Nord Dante Alighieri, giunto all’altezza del vecchio albergo Cavallino Bianco, gira a sinistra per imboccare la via della Pace, ma viene investito dall’accorrente Opel Agila guidata da Michele.
L’impatto risulta fatale: Giuseppe viene sbalzato dallo scooter elettrico e sbatte con la testa sul cofano e sul parabrezza dell’auto, frantumando quest’ultimo, prima di stramazzare a terra. Cinque giorni dopo si spegne all’Ospedale San Antonio Abate.
Il caso giudiziario: l’investitore accusato d’omicidio colposo
L’incidente, com’è normale in questi casi, apre un caso giudiziario. Michele, l’investitore, viene rinviato a giudizio per omicidio colposo.
Da subito risulta chiaro che Giuseppe non ha rispettato la precedenza dovuta. Ma, secondo la polizia municipale, l’autista dell’Opel Agila avrebbe potuto, e dovuto, in ogni caso, essere in grado di arrestarsi in tempo per evitare l’incidente.
I periti dimostreranno, comunque, che l’auto investitrice percorreva la strada rispettando la velocità di marcia stabilita per quel tratto di strada ovvero guidava ad andatura sicuramente inferiore ai 50 Km/h.
Ma risulta dell’altro: Giuseppe circolava sullo scooter elettrico sprovvisto di casco, targa e d’assicurazione.
Questi motivi, soprattutto, il 20 giugno 2017, inducevano il giudice Emanuele Cersosimo, ad assolvere, con sentenza n. 139/2017 l’imputato Michele, riconoscendo che «la condotta del C. non è contraddistinta da condotte negligenti, imprudenti o imperite e che il sinistro che ha cagionato il decesso dell’A. appare esclusivamente conseguenza del comportamento colposo della sfortunata vittima».
La tesi del figlio della vittima
«Mio padre, Giuseppe, guidava senza casco perché non ne avevo l’obbligo. Il suo scooter non era assicurato ne era targato perché non ne aveva l’obbligo», assicura il figlio della vittima.
Il figlio è sinceramente convinto di questo: mi mostra il “depliant” dell’azienda che vendette lo scooter elettrico al padre, un’azienda trapanese che, peraltro, oggi ha cessato l’attività e che quindi non è possibile rintracciare e ascoltare.
Il “depliant” conferma quanto da lui detto. Il mistero s’infittisce ma è presto spiegato.
La truffa della falsa bici elettrica
Alcune aziende, al fine di “piazzare” più facilmente gli “scooter elettrici”, ingannano gli acquirenti! L’azienda che pubblicizza il modello di “scooter elettrico” in foto è onesta: precisa che “il prezzo indicato si intende immatricolazione e messa su strade escluse” (che rimangono a carico dell’acquirente poco attento).
In realtà occorre distinguere, infatti, e non è proprio facile, tra bici elettrica e scooter elettrico!
Ovviamente al venditore non conviene spiegare ma, a volte, “giocare sull’inganno” per vendere.
Ci sono, quindi, scooter elettrici che realmente si possono guidare senza casco, senza immatricolare e targare il mezzo, senza pagare alcuna assicurazione, perché, in sostanza, sono delle “biciclette elettriche”, insomma delle semplici bici a pedalata assistita, dove il motorino elettrico agevola lo sforzo sui pedali solo quando il ciclista pedala.
Ci sono, pure, scooter elettrici che, invece, per essere messi su strada, occorre targare, pagare bollo e assicurazione, e sono da guidare indossando il casco, perché, in sostanza, sono dei ciclomotori elettrici, in quanto non necessita dell’uso dei pedali. I pedali, se usati, ricaricano la batteria che, a sua volta, alimenta il motorino elettrico. I pedali sono quindi equiparabili alla benzina che da energia al motore termico.
Come distinguerli?
«Se il moto della bici non è legato a quello delle gambe, non siamo in sella ad una velocipede a pedalata assistita ma a un ciclomotre elettrico», con tutte le incombenze burocratiche del caso, come spiegava Louis Molino sul sito Bicicletta-elettrica.net.
Nella bici elettrica, insomma, «il motorino ha quindi una funzione ausiliaria e non deve essere in funzione quando non si pedala, poiché serve solo a ridurre lo sforzo di chi pedala. Se si smette di pedalare il motore si ferma».
Quante sono le bici elettriche e quanti gli scooter elettrici in circolazione a Trapani e sul territorio italiano? La polizia municipale, e quella stradale, vigilano o meno su questi mezzi … prima che accadano degli incidenti senza risarcimento alcuno come nel caso di Giuseppe?
Grazie Natale……molto interessante il Tuo pezzo….. dovrebbe leggerlo tutta quella gente, che è in possesso di una bici/motorino elettrico o meglio dire pseudo elettrico o chi si appresta ad acquistarne uno.