OGGI SI VOTA: VIVA ZAPATERO!
TRAPANI – Tra poche ore inizieranno le operazioni di voto. I seggi si apriranno per accogliere processioni di cittadini italiani che andranno a votare. In Sicilia, oltre alla Camera dei Deputati ed al Senato, voteremo anche per il rinnovo del parlamentino e governo regionale. Confesso che provo un certo imbarazzo misto ad ansia a pensare che dovrò recarmi al seggio e votare. Ho sempre dato molta importanza al voto. Democrazia, libertà, diritti, queste le parole che associo al diritto di voto.
Nelle scorse ore molti, moltissimi, tra amici e sconosciuti, mi hanno chiesto consigli. Alcuni telefonandomi, altri scrivendomi mail.
Mentre le mie idee sono chiare per l’elezione alla Presidenza della Regione Sicilia e l’indicazione del candidato, confesso che non lo sono affatto per quanto riguarda le politiche. In Sicilia voterò disgiunto, cioè presidente e candidato diversi rispetto alle coalizioni di appartenenza.
Per il Parlamento nazionale penso invece di approfittare delle possibilità del D.P.R. n° 361 del 30 marzo 1957 (artt. 44, 87 e 104), ovvero il rifiuto della scheda elettorale.
E’ un gesto estremo, me ne rendo conto. Di fatto una rinuncia. Purtuttavia è anche l’espressione di un disagio che non riesco proprio a lavarmi via. Disagio amplificato dopo l’annuncio di queste ore della formazione del nuovo esecutivo Zp (Zapatero) in Spagna. Nove a otto. Ovvero nove ministri donna (una delle quali alla difesa!!!) contro otto uomini. Donna pure il ministro più giovane, 31 anni. Zapatero ne ha 47. E in Italia?
Mentre m’interrogo sul panorama, triste, della politica italiana, tra finti e presunti riformisti, rivoluzionari, conservatori, so che la decisione del rifiuto del voto è un gesto estremo. Ma non estremista. Radicale e rivoluzionario perché volontario. Non è la denuncia di una resa personale, semmai la denuncia del fallimento del sistema nel suo complesso.
Tra indagati, inquisiti, reggitrici di porpore cardinalizie e aspiranti atei ferventi devoti, davvero il panorama è triste. Se a questo si unisce l’incostituzionalità dell’attuale legge elettorale per cui il cittadino, di fatto, è diventato una sorta di “notaio” che certifica le decisioni dei partiti, privato del suo diritto di preferenza, di scelta tra i partiti e dentro le liste, vera essenza della democrazia, allora il rifiuto non è che la manifestazione attiva di una scelta democratica, l’unica possibile, l’unica in grado di restituire dignità alla volontà dell’elettore.
Perciò credo proprio che mi riapproprierò di questa dignità sperando che il segnale di rifiuto sui verbali venga recepito come un’ulteriore possibilità per la politica di riformarsi e cambiare. Temo di no, ma la speranza non può essere circoscritta né vincolata da alcuna legge. Per fortuna.