PORTO: FATTI, NON CHIACCHIERE
In questi giorni, nei quali i consiglieri del centro-sinistra trapanese, ed i loro dirigenti locali, appaino “correre” dietro sindaco e presidente della provincia per non trovarsi vicino alla posizione del “loro” Governo e del “loro” Ministro Bianchi – quasi che fossero dei leghisti e volessero prendere le distanze da “Roma ladrona” -, giova ricordare le parole – pronunciate lo scorso 17 settembre, nel corso del Consiglio straordinario sul Porto – del consigliere socialista Peppe Pellegrino, un tipo, di norma, di poche parole e molta preparazione e pragmatismo.
Basta con le “lacrime di coccodrillo” urla …
– si fa per dire, è di carattere pacato – il consigliere comunale socialista Peppe Pellegrino «Mi fa piacere che oggi tutti i politici si stanno occupando dei problemi del porto, ma dov’erano circa 5 anni fa quando nell’indifferenza generale questo C.C. ha approvato una delibera che destinava l’area destinata all’inter-porto prevista nel PRG ad uso privato e l’Amministrazione, dopo qualche mese, ha dovuto faticare anni per individuare un’altra area? Solo il sottoscritto è intervenuto in questo Consiglio per esprimere il dissenso, mentre tutti sono stati zitti e hanno votato favorevolmente.
Pellegrino, quindi, lancia un invito ad evitare demagogie stupide ma a centrare il problema ed a rispettare chi, il Ministro Bianchi, vuole far rispettare la Legge «Le pressioni politiche potrebbero non bastare a bloccarne lo scioglimento, poiché le leggi debbono essere rispettati da tutti, non ci può essere una specie di lasciapassare per i furbi ed i potenti. Mi riferisco all’art.6 della legge 84 del 28/1/94 in base alla quale è stata istituita l’autorità portuale nei porti che “nell’ultimo triennio abbiano registrato un volume di traffico di merci non inferiore a 3 milioni di t. annue al netto delle rinfuse liquide”».
Non può evitare di ricordare – secondo il consigliere – come stanno le cose, i dati forniti dal Comandante della Capitaneria Agate, nel 2003, ed il procedimento penale cui lo stesso, oggi, è fatto carico, per l'indicazione di presunti dati falsi «Al fine di ottenere la sua istituzione il 23 Febbraio 2003 è stata inviata al competente Ministero la necessaria documentazione con i seguenti dati relativi al volume traffico merci:
anno 2000 t.3.115.000;
anno 2001 t. 3.458.000;
anno 2002 t. 3.629.000
e a distanza di circa 40 giorni, il 2 Aprile 2003 è stato emanato il DPR che ha istituito l’Autorità portuale di Trapani, senza effettuare la verifica dei requisiti prevista dall’art. 6 della legge citata.
Purtroppo è stata la Capitaneria di porto di Trapani a fornire i dati ufficiali del traffico portuale negli stessi anni al Ministero delle infrastrutture che sosterrebbero la tesi dello scioglimento, e precisamente:
anno 2000 t. 2.277.000;
anno 2001 t. 2.232.000;
anno 2002: t. 2.400.000
cioè si tratta di un volume di traffico merci di circa 1.000.000 di t. in meno per ciascun anno e con questi dati non sarebbe stato possibile istituire l’autorità portuale a Trapani.
Inoltre, la stessa autorità portuale ha comunicato che nel 2003, anno successivo alla sua istituzione, il porto di Trapani ha fatto registrare un volume di traffico pari a t.2 milioni e 500 mila.
Ciò ha comportato l’avvio di un procedimento penale nei confronti dell’ex comandante della Capitaneria di porto di Trapani per falso in atto pubblico (in seguito nominato segretario dell’autorità portuale), cioè per avere fornito quei numeri errati, secondo l’accusa, necessari a far nascere l’autorità portuale».
Un punto di partenza d'ogni discorso, che sarà dipanato il prossimo 9 novembre – forse – con la sentenza «Infatti, se il contenuto delle accuse verrà confermato l’istituzione dell’autorità portuale non poteva avvenire perché fondata su numeri falsi. Insomma, potrebbe risultare che l’autorità portuale, oltre che non potere essere mantenuta, non poteva neanche nascere».
E' un dato di fatto, il porto è in crisi, e proprio dal 2003 dall'anno di costituzione dell'Autorità portuale, un caso, «Il porto e la sua autorità che così come è ora non funziona, considerato che i dati del traffico merci negli ultimi anni anziché progredire sono andati indietro: infatti mi risulta che mentre nel 2002 partivano dal nostro porto una media di 10 navi containers, in seguito ad una costante discesa, siamo passati ad una media di 2 – 3 e nemmeno credo può essere considerato volume di traffico di merci quello strettamente collegato alla realizzazione di banchine, dighe foranee, etc».
In risposta a qualcuno che afferma il contrario, Pellegrino, afferma che «Le regate, che hanno creato una bella immagine della città nel mondo e hanno contribuito ad aumentare il turismo, si sarebbero svolte anche senza la sua istituzione e in ogni caso si svolgeranno di nuovo se gli organizzatori sceglieranno ancora Trapani».
La soluzione, in un clima bipartisan, tuttavia, è lontano da avvocati azzeccacarbugli, ma, invece, è vicina alla Politica nella sua alta espressione. Basterebbe un Legge. Ricorda Pellegrino che « … Per salvaguardare l’autorità portuale anche a Trapani che il governo italiano si adeguasse alle Direttive europee sull’accesso al mercato dei servizi portuali previste nella Decisione n°1962/96 modificato con la decisione n°1346/2001 C.E., nelle quali è previsto per i porti di Categoria A, come Trapani, un volume di traffico annuale non inferiore ad 1 milione di t. merci e un traffico totale annuo superiore ai 200.000 passeggeri. In tal modo a mio avviso verrebbero superati i limiti previsti dalla legge attuale e si eviterebbe la sua soppressione».
Il consigliere conclude con un invito ad insistere verso la Nuova Autorità di Sistema, ovvero Provinciale, piuttosto che difendere questa “vecchia” Autorità “di campanile” può essere il ricordare che «La Regione, con il FERS 2007-2013 recentemente approvato dalla U.E. , prevede per i porti della Sicilia un investimento di 144 milioni di euro con l’obiettivo di superare la cosiddetta poli-funzionalità, cioè porti che ospitano contemporaneamente flotte pescherecce, navi merci e navi passeggeri, promuovendo la specializzazione, in funzione della vocazione di ogni scalo marittimo e il tutto nel quadro di una strategia portuale euro-mediterranea».