PORTO: LA SCOMPARSA DEI FATTI?

Antonio D'Alì, PDLNon mi piace essere preso in giro. Soprattutto perché credo che chi mi sta cercando di prendere in giro deve credere che io sia così stupido da “ammuccari”. E non credo d’essere così stupido.
Queste riflessioni mi sono passate, in questi giorni, in mente, e credo che sia successo ad altri lettori, nel seguire l’ennesima campagna mediatica lanciata, in grande stile, dal senatore D’Alì a difesa della “propria” Autorità Portuale dal paventato scioglimento.

I suoi uomini, e lui stesso, sono apparsi su ogni giornale e televisione locale a perorare la “causa”. Diversi giornalisti si sono prestati a riportare pedissequamente le dichiarazioni di volta in volta come Verità indiscutibili, a cui credere quasi per Fede.

Nessuno che, invece, abbia provato a riportare i “fatti”, a spiegare i motivi “tecnici” dell’eventuale possibile scioglimento dell’Ente, a spiegare quali siano i concreti compiti dell’Autorità, quale l’utilità per la collettività – al di là dell’elargire stipendi e gettoni di presenza a Presidente, Segretario, Consulenti vari, Revisori, ecc ecc -.

Ed ecco, invece, leggere le parole del Presidente dell’Autorità Portuale ing. Luigi Baroncini (nella foto) – messo lì per decisione politica – che afferma che nei suoi confronti vi è una «situazione ostile», nonostante egli abbia «lavorato bene». Non crede l’ing. Baroncini che, se si trattasse solo di ostilità nei suoi confronti, lui dovrebbe sentirsi obbligato a dimettersi per il bene dell’Ente?

Poi a prendere la parola ogni uomo del senatore. Il sindaco di Favignana Gaspare Hernadez a sostenere che «il Governo nazionale di centrosinistra continua a penalizzare questa parte della Sicilia». Il consigliere comunale, nonchè segretario personale del senatore, Totò La Pica per specificare che l’operazione è una «ripicca del centrosinistra nei confronti di una città che ha sempre premiato elettoralmente il centrodestra»! Giunge, infine, lo stesso senatore D’Alì ad incitare ad una … «battaglia per evitare lo scippo».

Non pare superato il limite della decenza in tali dichiarazioni?

Nessun accenno, invece, alla Legge 28 gennaio 1994, n.84. Il Fatto, infatti è che la Legge prevede, all’art. 6, comma 10, che «le Autorità Portuali sono soppresse quando, in relazione al mutato andamento dei traffici, vengano meno i requisiti previsti». Quali sono tali requisiti? Ce li spiega, ancora la Legge «nell’ultimo triennio abbiano registrato un volume di traffico di merci non inferiore a tre milioni di tonnellate annue». Trapani ha tale traffico? Pare proprio di no! Ma nessun giornale lo scrive.

Raschiando tra i “sussurri” si scopre, anzi, che è stata la Capitaneria di Porto di Trapani a fornire quei dati ufficiali del traffico portuale che sosterrebbero la tesi dello scioglimento. Ma, questi dati non piacciano a chi comanda a Trapani, e quindi non valgono.

Sarebbe da ricordare il fatto, poi, che l’Autorità Portuale, nata per grazia (leggi “interessamento politico”) del sen. Antonio D’Alì, e sarebbe nata grazie a “numeri” che potrebbero essere “sbagliati” e che c’è un processo in corso, a carico dell’ex-comandante della Capitaneria di porto di Trapani Ignazio Agate, per aver fornito – secondo l’accusa (Agate si professerebbe innocente) – quei numeri “errati” necessari a far nascere detta Autorità Portuale (la Legge prevede, infatti, che «può essere disposta l’istituzione, previa verifica dei requisiti» numerici di traffico, mica per semplice desiderio di un senatore qualsiasi). Agate poi, andato in pensione, è stato nominato (per grazia ricevuta da quale politico?) nell’Autorità nata proprio grazie ai suoi dati (che giro di grazie), prima come Commissario Aggiunto, poi come Segretario.

A ricordare il fatto, per onor di verità, su “La Sicilia” del 9 agosto, Rino Giacalone, che in merito al “caso Agate”, scrive «se il contenuto delle accuse verrà confermato l’istituzione dell’Autorità Portuale non poteva essere compiuta perché fondata su numeri (quelli sul traffico commerciale comunicati dalla Capitaneria al Ministero) non ritenuti veritieri».

Insomma, potrebbe risultare che l’Autorità Portuale, oltre che non poter essere mantenuta, non doveva neanche nascere.

 

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