QUARESIMA A SAN DOMENICO

crocifisso

Crocifisso del XIII secolo

Con la quaresima iniziano tutti quei riti che in una qualche maniera ricordano la passione, la morte e la risurrezione di Cristo.

La Via crucis è uno di questi, da alcuni studiosi attribuita a san Francesco d’Assisi o alla tradizione francescana, altri riti sono più squisitamente locali come i Misteri (sui quali impazza sempre la polemica) o la discesa della croce che viene fatta il Venerdì Santo presso la chiesa di Santa Maria di Gesù.

Da venerdì 11 gennaio e per tutta la quaresima, alle ore 15.00 – ora in cui è morto Gesù sulla croce – nella chiesa di San Domenico a Trapani si riprenderà un’altra tradizione squisitamente trapanese legata al periodo di quaresima: la meditazione dei momenti della passione ai piedi del Crocifisso custodito presso la chiesa di San Domenico.

Infatti, nella chiesa che fu dichiarata Cappella reale ai tempi della dominazione spagnola e dove trovarono sepoltura i corpi dei sovrani di Navarra, Teobaldo e Isabella, di ritorno dalle Crociate e dell’infante Manfredi, figlio dodicenne di Federico II morto a Trapani accidentalmente per una caduta da cavallo, si venera un miracoloso (dicono) e antico Crocifisso ligneo del XIII sec.di probabile origine orientale recentemente restaurato.

La particolarità di questo crocifisso del 1200 è quella di essere uno dei pochi, forse unico a Trapani, ad essere rappresentato “morto” e non “morente”, un crocefisso di legno impressionante per la crudezza del volto che rappresenta in maniera efficace l’abbandono della morte e la sofferenza della passione, diverso dalla maggior parte di quelli che vediamo nelle nostre chiese.

Durante gli ultimi lavori di restauro del crocifisso sono venuti alla luce i quattro dipinti che rappresentano momenti della passione: la preghiera nell’orto del Getsemani, la flagellazione, la coronazione di spine, il viaggio al calvario.

I domenicani – secondo fonti storiche – utilizzavano questi quadri per una forma di catechesi visiva.

Oggi su iniziativa del parroco della cattedrale mons. Antonino Adragna, l’antica tradizione viene ripristinata.

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