Ravazza e Virzì: Trapani, la Libertà d’informazione è morta!
Trapani, 18 aprile 2015 – «Il panorama dell’informazione a Trapani è un panorama triste», lo sostiene, nel novembre 2007, il giornalista, e presidente dell’A.N.P.I. – l’associazione dei partigiani – provinciale, Aldo Virzì nel corso di una conferenza sulla libertà di stampa svoltosi a Marsala.
«Intanto non ci sono Editori, nel senso nel senso vero. Ci sono delle persone che “giocano” a fare informazione», precisa Virzì. Parole sante, ancora e soprattutto oggi, a distanza di sette anni.
A Trapani, infatti, abbiamo, nella maggior parte dei casi, i«mezzi di disinformazione, più che di informazione», sostiene il giornalista .
«La nostra è una realtà dove la schiena dritta ce l’hanno veramente pochi!», denuncia Virzì che ha anche rivestito la carica di segretario dell’associazione di categoria.
«Da tempo non sono più in prima linea, siccome mi ritengo una persona intelligente ho smesso da tempo di fare il giornalista» – spiega il giornalista e scrittore Ninni Ravazza, invece – nel gennaio 2009, in una conferenza su “Rostagno e Libertà d’Informazione”.
Eppure Ravazza ha partecipato, proprio con Rostagno alla “primavera” trapanese, una primavera, però, «alla quale non è seguita l’estate, poi è venuto l’autunno e subito dopo l’inverno! ».
«In questi 20 anni il giornalista trapanese ha avuto un crollo verticale, pauroso. E non perché i giornalisti di allora erano migliori, ma perché allora c’erano 5-6 televisioni, 3-4 giornali, più il Giornale di Sicilia, 10-12 voci, tutte con i loro lacciuoli amicali e parentali ma che non erano gli stessi, e quindi la stessa vicenda veniva letta ed interpretata in 10-12 modi diversi. Oggi questo non c’è più!», spiega Ravazza.
Oggi, «C’è un appiattimento ed omologamento della stampa!».
«I giornalisti a Trapani hanno quattro grossi avversari: 1) la violenza, la criminalità, più o meno mafiosa ma non necessariamente mafiosa che ti rovina la macchina se parli male di loro; 2) le istituzioni, forze di polizia e magistratura [che non difendono il giornalista, NdR] ; 3) l’editore, che campa con la pubblicità più o meno istituzionale: pensate che un editore possa lasciare ad un redattore che, preso da un raptus, avesse voglia di dire, fare, raccontare di tutto quello lui ritiene sia giusto? 4) il giornalista stesso, perché, in questa realtà dove non ci sono Editori che investono, il giornalista che lavora qua, quando pagato è sottopagato, che non ha un altro lavoro per vivere … cosa gli si può chiedere?».
Ravazza ha ragione: la libertà di informare, a Trapani, non è una priorità!