Referendum: Vincono i “No”, ma vince anche Renzi
59,1 per cento contro 40,9, con una “forbice” piuttosto larga – quasi 20 punti percentuali – ha vinto il “No”. La Costituzione Italiana non si tocca, per ora almeno. Per ora, perché tutti la vogliono modificare in realtà. Forza Italia e soci di destra in maniera ancora più “pesante”, più presidenzialista; il Movimento Cinque Stelle non sa bene come, al solito.
Altissima la percentuali dei votanti: il 65,5%. Altissima se si considera che si trattava “solo” di un referendum e non di elezioni politiche e che al precedente referendum (sulle trivellazioni petrolifere) aveva votato solo il 32% degli aventi diritto.
La vittoria monca dei Comitati del “No”
In Sardegna il “No” raggiunge percentuali “bulgare” quali 72,22%. Simili quelle della Sicilia: il 71,58%. Sul suolo italiano, nel complesso, il “No” ottiene il 59,95% (percentuale che si abbassa al 59,1% per l’incidenza del voto degli emigrati all’estero). Il “No” vince quasi ovunque, comunque. Il “Sì” vince nella terra del Partito Democratico, una volta detta “rossa”, la Toscana (52,51%) ed l’Emilia Romagna (50.39%) ma pure in Trentino Alto Adige (53,87%).
Il “No”, però, non è un Partito. Era un fronte frastagliato (da M5S a Forza Italia, da Sinistra Italiana a Lega Nord). Un fronte che si “scioglie” dopo la vittoria. Un fronte che voleva le elezioni anticipate che, però, non avrà.
La vittoria del Partito Unico di Matteo Renzi
Intanto, come previsto, Renzi vince all’estero: 64,7 per cento contro il 35,3. Hanno votato, però, 1.245.000 dei 4.052.000 italiani emigrati all’estero, il 30,74%.
Ma Renzi, soprattutto, da solo, ottiene il 40,9% (l’NCD di Alfano è praticamente ininfluente). Renzi ottiene 13.430.000 preferenze. Ritorna al risultato delle Europee 2014 dove aveva ottenuto il 40,8% grazie ad una affluenza alle urne del 58,7% degli italiani.
Poi era iniziato il suo declino, dietro una serie infinita di annunci politici che si rilevano bufale clamorose tanto da farlo soprannominare “il bomba”.
Se al sondaggio pubblicato il 30 ottobre scorso da “Repubblica” il Partito Democratico (31,8%) e il Movimento Cinque Stelle (30,1%) erano dati praticamente “testa a testa”, colla Destra (Forza Italia – Lega Nord – Fratelli d’Italia) complessivamente al 25,7% e la Sinistra (Sinistra Italiana-SEL) appena al 5,1%, oggi Renzi ritira un prodigioso “premio” di 8 punti percentuali.
Perché Renzi non ha centrato il risultato
Non aveva fatto i conti, forse, con l’eccessiva personalizzazione della campagna referendaria, la propria arroganza, l’antipatia che si era creata attorno a se in più di metà del Paese, ma anche l’attività stessa dei Comitati del “No” che stavano stimolando un’ampia partecipazione popolare dietro la parola d’ordine della minaccia alla stabilità democratica insita nella sua riforma.
Forse contava, anche, su una affluenza alle urne appena superiore al 50%.
La Partecipazione del Popolo al voto l’ha fregato, alla fine. A testimonianza che l’imponderabile volontà popolare a volte supera ogni calcolo e che la Partecipazione alla fine “paga”.
E se Renzi avesse voluto perdere di proposito?
Un ragionamento “complottista” porta a considerare una possibile precisa tattica alternativa.
Renzi sapeva che le sue azioni annunciate pomposamente in TV erano insostenibili finanziariamente.
Renzi sapeva di aver esaurito il tratto di percorso che le centrali del potere globale americano, “Bildeberg” e “Trilateral”, gli avevano concesso: lascia quindi, ma col sacco del 40% delle preferenze, il bastone del “comando” al suo fido ministro “tecnico” dell’economia Pier Carlo Padoan il compito di svolgere le azioni politicamente più sporche (aumento delle tasse, riduzione dei diritti nel campo del lavoro) per poi ripresentarsi alle politiche del 2018 da “Salvatore della patria”.