Riforma Giustizia: I magistrati vogliono fare i politici
Trapani, lì 13 gennaio 2015 – Se il motivo “clou” della manifestazione di sabato mattina, dei magistrati trapanesi, è la lotta contro l’allargamento della propria “responsabilità civile” (leggi: “Trapani: L’ANM contro la responsabilità civile dei magistrati“) a difesa, a loro avviso, della loro imparzialità, non mancano, in realtà, dalla corposa relazione (dieci pagine) inviata alla stampa altri spunti di interesse.
Intanto, certo, i numeri.
Per quanto riguarda i “Processi Civili”, l’Italia avrebbe, a sentire l’Associazione Nazionale Magistrati, a fine anno 2012, «il primato europeo per le pendenze civili in primo grado con un numero di cause pari a 3.308.692, mentre tutti gli altri 47 Stati hanno chiuso con un saldo inferiore a 800.000 ad eccezione di Francia (1.428.811) e Spagna (1.270.383)».
Per quanto riguarda i “Processi Penali”, invece,si registrerebbe, sempre a fine 2012, che «erano pendenti in primo grado 1.454.452 processi, mentre tutti gli altri Paesi si sono attestati ben al di sotto di 600.000 processi con l’eccezione della sola Turchia (1.298.008)».
Insomma, troppi procedimenti, decisamente fuori “range” rispetto alla media europea.
Numeri, però, che, secondo il sindacato dei magistrati, non sarebbero da imputare allo scorso lavoro di pubblici ministeri e giudici, ma ad una elevato ricorso al Giudizio da parte degli italiani.
Da qui le proposte di deflazionare il numero di procedimenti.
Per quanto riguarda il “Penale”, per le toghe, certamente, «È auspicabile una depenalizzazione profonda dei reati bagatellari o degli illeciti facilmente accertabili in via amministrativa». E su questo fronte Parlamento e Governo si sono mossi da mesi e si attende, a giorni, o settimane, il Decreto Legislativo che, introducendo un articolo 131 bis nel “Codice Penale” dovrebbe ridurre il carico di lavoro dei Tribunali archiviando d’ufficio le ipotesi penali minime (in proposito puoi leggere: “Decreto Impunibilità: Ecco la bozza del Decreto” , del 4 gennaio 2015).
In proposito, la proposta dell’ANM è, infatti, chiara ed in linea col Governo: «Introdurre la “irrilevanza penale” e la “particolare tenuità” del fatto, prevedendo in conseguenza ipotesi di non punibilità, con individuazione di opportuni limiti».
Ma i magistrati vanno oltre: Atteso che «il 40% circa della popolazione carceraria è costituita da soggetti ristretti per reati in materia di stupefacenti, è necessario attenuare la severità delle pene previste per i fatti di piccolo spaccio dalla legge Fini Giovanardi», sostengono. Ed, ancora, «Ampliare i casi di estinzione del reato per effetto del risarcimento del danno».
Tutte proposte che riteniamo logiche e condivisibili.
Tanto per il “Penale”, quanto per il “Civile”, poi, i magistrati chiedono una revisione legislativa che scoraggi i “ricorsi all’appello”, ammettendo, ad esempio, la riforma “in peggio” della sentenza di primo grado.
In proposito, si potrebbe rischiare, tuttavia, che chi ha “mezzi” possa continuare a richiedere “giustizia“, chi non ne ha ad accettare, obtorto collo, una sentenza tanto sfavorevole quanto ritenuta ingiusta.
Quindi i magistrati si schierano, “in tackle”, contro “prescrizione” ed “indulti” che non danno giustizia alle vittime e vanificano il lavoro istruttorio di pubblici ministeri e giudici.
Personalmente, siamo contrari agli “indulti”, ma riteniamo la “prescrizione” un diritto inviolabile. Tanto per la “vittima” (che Giustizia ottiene dopo 10 anni?) quando per l’imputato (un Supplizio un processo interminabile, assurdo condannare un uomo che, in 10 anni, può essere anche cambiato). Riteniamo, poi, che l’introduzione dell’art. 131 bis nel Codice Penale avrà una enorme valore deflattivo che potrà liberare Giudici e Cancellieri da procedimenti “stupidi” per dedicare il proprio tempo a quelli di maggiore gravità con conseguente accelerazione iter di questi ultimi procedimenti.
Ci sentiamo, però, di sostenere che se tuttavia, comunque, sulla “responsabilità civile”, i magistrati, sembrano voler difendere la propria “indipendenza” dal potere politico, sulle proposte di modifica delle “norme di procedura” sembrano invadere il campo che non appartiene loro, appunto per lo stesso principio della divisione dei poteri.
Anche su questo fronte, dell’invasione di Magistrati in Politica [Vedi infografica sopra], ci sarebbe da fare un’altra riforma, crediamo.