Se la ZTL fosse l’unica salvezza per il Commercio?
TRAPANI, 16 OTT – «Quante vetrine spente; quante saracinesche abbassate tra le vie di Trapani. Il commercio, in città, vive un periodo di grave crisi. I negozi chiudono uno dopo l’altro e tante famiglie che “vivevano” di commercio, adesso sono prive di reddito». E’ quanto scrive Francesco Pellegrino in un articolo sull’ultimo numero di Extra, il periodico di Nicola Rinaudo.
L’articolo ci ha particolarmente colpito perché anche noi, da settimane, assistevamo ad un proliferare di saracinesche chiuse, di attività cessate (o, in qualche caso, trasferitesi in zone meno “in” e con fitti meno costosi) di cartelli affittasi o vendesi, nelle centralissime via Giovan Battista Fardella e via Pier Santi Mattarella.
Ed, infatti, Pellegrino aggiunge: «La via Fardella, principale arteria cittadina, fa sfoggio di molte vetrine spoglie dove campeggia la triste scritta: cessata attività».
Il collaboratore di Extra, ha provato ad intervistare Celeste Selinunte, segretario della ConfEsercenti di Trapani, che risponde in maniera pessimistica, non certo incolpando l’attuale “crisi” economica, bensì evidenziando l’esistenza di una crisi “strutturale” che, a parer suo, poche prospettive concede: «Ritengo che il commercio classico, basato su articoli tradizionali, sia destinato a morire, per via della grande distribuzione e, soprattutto, per colpa del commercio telematico che uccide ogni tipo di vendita al dettaglio».
Il segretario della ConfEsercenti, rispondendo ad una apposita domanda del giornalista, non mette la croce sulla recente istituzione della ZTL nel centro storico: «la decisione d’applicare alla parte vecchia della città la ZTL non è uno scandalo, ma a condizione che sia supportata da un piano alternativo di trasporto pubblico degno di questo nome».
Selinunte non sa dare una soluzione che disegni un’inversione di tendenza e che salvaguardi i negozi di quartiere, nell’intervista accenna a agevolazioni per «l‘accesso al credito» a favore di chi abbia «inventiva, voglia e coraggio di aprire un’attività» o alla necessità di un «piano sinergico di sviluppo che veda agire di comune accordo commercianti ed istituzioni» ma non ipotizza proposte concrete da inserire in questo Piano.
Non parlano nell’articolo, né Selinunte, né il giornalista, del “caro affitti” che investe, tutt’ora, il settore commerciale che non consente la sopravvivenza delle attività tradizionali ma che, di contro, permette la proliferazione di centri scommesse, di sale gioco, che tutt’altro che bene fanno alla collettività.
E’ questo, per noi, l’argomento centrale che va affrontato, assieme al rendere la città, vecchia e nuova, più “vivibile” – tagliando il traffico automobilistico privato, allargando marciapiedi e zone pedonali – e quindi incentivare la gente a scendere in strada, ad incontrarsi lontano dalle “piazze virtuali” di Facebook e dei negozi elettronici, anche per osservare una “vetrina” reale e, magari, fare una compera.