Senato: Identificativi sui caschi contro violenze ed arbitri Polizia
Trapani, 23 dicembre 2014 – Sono quattro i Disegni di Legge presentati in questa legislatura al Senato e che trattano i “Disposizioni in materia di identificazione degli appartenenti alle Forze dell’ordine”. Nella sostanza si parla del famoso “codice identificativo univoco” che dovrebbe essere apposto, in maniera ben visibile, sui caschetti degli appartenenti alle forze di polizia al fine di poter assegnare le responsabilità personali a chi – fra gli agenti – si macchi, eventualmente, di soprusi e violazioni di legge.
Le proposte portano, in ordine di presentazione, le firme dei senatori Peppe De Cristofaro (SEL), Marco Scibona (M5S) – che ha fra i co firmatari anche il trapanese Maurizio Santangelo (M5S) – , Luigi Battista (MS5) e, infine, Luigi Manconi (PD).
Le proposte sono state unificate in un unico testo che è fermo, ancora, però in Commissione Affari Istituzionali del Senato anche per le proteste delle Forze dell’Ordine, apertamente contrarie, per voce delle proprie sigle sindacali, al provvedimento.
Per i sindacalisti delle Forze dell’ordine (vedi comunicato del 4 dicembre UIL Polizia sottoscritto anche altre sigle sindacali): «è indispensabile, in un clima che oggi è di totale impunità per i professionisti del disordine, a volte opporre la ragione della forza alla cecità della violenza gratuita».
Per i rappresentanti degli agenti di polizia, insomma, «il numero identificativo è un falso problema; il vero problema è rivedere le regole per chi organizza e partecipa» alle manifestazioni di piazza (sarebbero i manifestanti a dover avere una pettorina identificativa stile maratona?).
Diversa, invece, la posizione dei promotori il Disegno di Legge.
«Lo scopo del presente disegno di legge è di introdurre delle modalità di individuazione che, ove fosse richiesto dalle circostanze, tutelino quanti tengono, e sono naturalmente la maggioranza, comportamenti conformi alle norme e alle circostanza» ribatte, invece, il senatore Peppe De Cristofaro (SEL).
«Sono troppo frequenti e troppo gravi – infatti – gli episodi nei quali appartenenti alle Forze dell’ordine si rendono partecipi di atti violenti, arbitri e soprusi nei confronti dei cittadini, in particolare nell’ambito di manifestazioni pubbliche”, dichiara il sen. Luigi Manconi (PD), nella propria relazione.
«Le Forze di polizia, preposte al rispetto della legge e al mantenimento dell’ordine pubblico, sono, a loro volta, soggette alla legge e tenute sempre al suo rigoroso rispetto, in qualsiasi circostanza», afferma Marco Scibona (M5S) nella relazione che precede la propria proposta.
«Taluni appartenenti alle Forze dell’ordine, ad avviso dei firmatari del presente disegno si legge, vengono meno al ruolo di garanti dell’ordine pubblico e di esecutori di ordini conformi alla legge, finendo col travalicare i princìpi inderogabili di legalità e così trasformando illegittimo impiego della forza da parte di uno «Stato di diritto» in abuso. Con la conseguenza che, per colpa di alcuni, ne risulta leso l’onore ed il prestigio degli stessi Corpi di polizia», continua il senatore grillino.
Peraltro, sostiene ancora il sen. Scibona «L’Italia è uno dei pochi Paesi europei in cui le Forze di polizia non sono dotate di codici identificativi sulla divisa e sul casco, codici utili per individuare i singoli agenti e responsabilizzarli nel corso del servizio di ordine pubblico. Diversi sistemi identificativi sono già da tempo in uso sulle divise i caschi delle Forze dell’ordine inglesi, francesi tedesche, canadesi, svedesi, irlandesi, norvegesi, austriache e greche”.
«Tale principio si pone nell’ottica di avvalorare la credibilità, l’efficacia e l’efficienza delle Forze dell’ordine, poiché rafforzando queste caratteristiche si consolida il loro ruolo centrale nella difesa della democrazia», spiega il sen. Battista (M5S), a sua volta nella propria relazione.
«L’autorità e il prestigio di una Forza di polizia e dei suoi appartenenti poggiano sulla generalizzata percezione che proprio gli appartenenti alle Forze di polizia siano per primi soggetti alla legge e tenuti comunque al suo rigoroso rispetto, in qualsiasi circostanza», sostiene Peppe De Cristofaro (SEL) nella relazione d’accompagnamento al proprio DDL.
« L’esigenza dell’identificazione è sollevata dal SILP, un sindacato di polizia: «se associati a codici alfanumerici ben precisi, i poliziotti possono essere facilmente riconosciuti ed evitare episodi come quello dello scorso 14 novembre (2012 a Roma), quando uno studente inerme è stato ingiustamente preso a manganellate facendo guadagnare all’intero corpo di polizia l’appellativo di polizia violenta, quando i colpevoli erano una ristrettissima cerchia. Il il casco identificativo alfanumerico ha un duplice effetto trasparenza: verso l’opinione pubblica, che sa chi ha di fronte, e a garanzia di tutti i poliziotti che svolgono correttamente il loro servizio», aggiunge ancora il senatore vendoliano.
« Secondo Amnesty – chiude il sen. De Cristofaro – anche questa lacuna del sistema, come la mancanza del reato di tortura nel codice penale, ha in Italia effetti molto pratici e negativi: favorisce l’impunità in tutti i casi in cui, anche a causa del volto coperto dal casco, non sia possibile riconoscere l’agente neanche da parte di chi è stato colpito a distanza ravvicinata».
Per il Governo, in merito alla proposta di legge, lo scorso 2 dicembre, è intervenuto in Commissione il vice ministro molisano Filippo Bubbico (PD) preannunciando la presentazione di alcuni emendamenti, di concerto con il Ministero della giustizia, «volti a prevedere l’introduzione di un sistema di garanzie simmetrico per tutelare sia i diritti dei cittadini che partecipino a manifestazioni, sia quelli degli esponenti delle forze dell’ordine impegnati in operazioni di ordine pubblico. Costoro, infatti, a volte sono oggetto di provocazioni violente da parte dei manifestanti, che poi è difficile perseguire in un tempo differito. L’orientamento favorevole del Governo, pertanto, sarà condizionato all’approvazione di queste proposte di modifica».