Sentenza Laudicina: Occorre depurare la politica
TRAPANI – Le motivazioni delle sentenza contro Laudicina+3, in merito al caso dell’arresto del sindaco di Trapani per lo scandalo “asili nido” ed al conseguente azzeramento di Giunta e Consiglio comunale, fanno risaltare la complicità della classe politica di allora ed, in buona parte, tutt’ora in carica, nello scambio clientelare di posti di lavoro.
Il recente deposito delle 137 pagine di motivazione della sentenza, emessa dal tribunale di Trapani, in merito al processo a carico dell’ex-sindaco Nino Laudicina, di due ex-assessori, dell’ancora attuale segretario generale del comune, Antonio Galfano, fa emergere una nuova chiave di lettura dello “scandalo asili nido”.
Al banco degli imputati mancava qualcuno: mancava quella parte della classe politica che aveva partecipato alle logiche spartitorie clientelari, al centro del caso di corruzione ricostruito dal Tribunale, mancavano coloro che sapevano ma non avevano denunciato alcunché, mostrando evidenti sentimenti omertosi. Mancavano, cioè, diversi degli attuali consiglieri comunali.
”Giuro di adempiere le mie funzioni con scrupolo e coscienza nell’interesse del Comune in armonia agli interessi della Repubblica e della Regione”. E’ questa la formula con la quale i consiglieri comunali vengono immessi nell’esercizio delle loro funzioni. I consiglieri che rifiutano di prestare giuramento decadono dalla carica.
Ecco di cosa sono colpevoli i consiglieri che si sono prestati al gioco dell’allora capogruppo consiliare del CCD, Mario Toscano: spergiuro!
Quali scupolo e coscienza: taluni consiglieri pensavano a tutelare gli interessi propri, della propria famiglia, e, al più, dei propri “amici elettori”.
Sottolinea l’art. 10 dello Statuto comunale di Trapani: “Il Consiglio Comunale è l’organo di indirizzo e di controllo politico – amministrativo del Comune”.
Ma quale controllo aveva svolto tale Organo quando – sono le parole dell’ex-dirigente comunale Filippo Sparla e dell’ex-assessore Giacomo Candela – “la vicenda era sulle bocche di tutti … tutte le parti politiche erano state interessate ed accontentate” per “tacitare attacchi politici”.
Se era, in maniera evidente, sottesa la “finalità clientelare dell’individuazione della cooperativa Giustizia Sociale quale soggetto affidatario del servizio di funzionamento asili nido” dov’erano i consiglieri comunali? Lo dice la sentenza: molti erano impegnati a consegnare – all’assessore Toscano ed al presidente del consiglio Di Bono – le buste con le “segnalazioni” di nominativi per l’assunzione nella cooperativa!
Ecco perché l’assessore Salvatore Bonfiglio invitava – anche i consiglieri dell’opposizione di allora – a “non creare scalpore … non alimentare polemiche”: erano stati assunti, nella cooperativa Giustizia Sociale, parenti stretti di assessori e consiglieri comunali! Financo la figlia di un’impiegata del comune che intratteneva una relazione sentimentale col dirigente Filippo Sparla. Financo la moglie dell’attuale capogruppo consiliare di Forza Italia, Francesco Briale (all’epoca dei fatti, consigliere dell’opposizione). Financo la fidanzata del figlio dell’assessore Giacomo Candela. Financo la cugina della moglie del sindaco Laudicina.
Negli scorsi giorni (giornale di sicilia del 9 maggio, pag.9) il segretario provinciale dei DS, Gino Pagliano, ha dichiarato “Mai scendere a patti con metodi clientelari che mortificano la coscienza dei cittadini”. Paglino ha, quindi, ribadito che è indispensabile una rigorosa “selezione di una classe dirigente: si deve mettere alla porta chi sbaglia e si può e deve eseguire una selezione accurata del personale a partire dalle candidature”.
Noi sposiamo appieno il “codice deontologico” proposto dal segretario DS, ma auspichiamo che alle semplici parole, i compagni DS, facciano seguire i fatti concreti. Ricordino come anche un loro consigliere si è macchiato di aver partecipato attivamente alla vicenda dello “scandalo asili nido”, con la “segnalazione” di un soggetto da assumere.
Il problema non è “chi non ha sbagliato scagli la prima pietra”. Perché all’interno di tutti i partiti vi erano elementi in qualche maniera coinvolti nel procedimento penale Laudicina+3.
Il problema è che, oggi, consci degli errori da taluni commessi, questi taluni devono essere esclusi dall’attività politica, per permettere un indispensabile “ricambio”: anche qui condividiamo le parole di Gino Paglino “Non è accettabile la logica del peso delle preferenze a tutti i costi”.
Questa “depurazione” è necessaria per concorrere a far crescere la cultura dei cittadini, per farla uscire dalla logica delle raccomandazioni e dei favori. Ma anche per rendere ancora credibili i Partiti.