Senza soldi e senza idee, il Comune prova a vendere tutto
“Alienare tutto”, vendere tutto. Il Comune prova a “fare cassa”. E prova a vendere, per l’ennesima volta, tutta una serie di immobili di proprietà ma che, spesso, ha totalmente abbandonati a se stessi – a causa dell’incuria delle precedenti Amministrazioni – tali da ridurli in stato fatiscente o comunque pessimo.
«Con annotazione posta a margine della nota prot. 17451 del 20 febbraio 2015 [a firma ing. Eugenio Sardo] il sindaco ha disposto l’alienazione di tutti i beni individuati dall’Ufficio».
Mi sto riferendo alla Delibera di Giunta Municipale n. 49 del 29 maggio 2015 che titola “Approvazione del Piano triennale delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari 2015/17”.
Si tratta, in sostanza, di rispettare un obbligo previsto dall’art. 58 del Decreto Legge 112/2008, che statuisce, al comma 1, come «ciascun Ente individua i singoli beni non strumentali all’esercizio delle proprie funzioni istituzionali …» e, quindi, «suscettibili di valorizzazione ovvero di dismissione» e, al comma 2, «l’inserimento degli immobili nel piano ne determina la conseguente classificazione come patrimonio disponibile …».
Naturalmente, tale individuazione andrebbe fatta con “criterio”, altrimenti ci potremmo trovare col provare a vendere Palazzo D’Alì, o Palazzo Cavaretta o, perché no, la Casina delle Palme o una Villa Comunale.
La Delibera in questione è consultabile qui: [attachments template=small include=”5848″]
Se il sentimento del “criterio” sia stato usato, in questo caso, non sta a me stabilirlo, ma, certamente, trovare, , ancora una volta, fra i beni da alienare quelli dei quattro appartamenti facenti parte della Torre Carosio ci risveglia vecchi ricordi.
Comunque sia, la Giunta Municipale, con la Delibera n. 49, ha stabilito di «dare mandato al Dirigente del Servizio Patrimonio di attuare tutti gli adempimenti necessari e conseguenziali alla procedura di alienazione e/o valorizzazione degli immobili», fatto «salvo la verifica della sussistenza dell’interesse culturale e, in caso …all’ottenimento della necessaria autorizzazione alla vendita da parte del Ministero per i Beni Culturali» [vedi artt. 10, 12 e 55 del Decreto Legislativo n. 42/2004].
Solo quattro, invece, i «beni non strumentali» che vengono salvati dalla Giunta Damiano ed inseriti nell’allegato B, ovvero fra quelli da “valorizzare”: i capannoni ex SAU di via degli Stabilimenti, il Borgo Rurale di Borgo Fazio, il Borgo Rurale di contrada Benuara, il Borgo Rurale “Livio Bassi” di contrada Ummari.
Valorizzare come, però, Damiano non ce lo spiega.