TARSU: DIFFERENZIARE LE TARIFFE
PALERMO –
«Non dobbiamo più considerarla spazzatura, perché è invece una risorsa di tutti: non chiamiamoli più rifiuti!». A dichiararlo Beniamino Ginatempo, Prof. Ord. di Fisica generale presso l’Università di Messina. «La strategia rifiuti zero non è dunque un utopia – prosegue – Ma è necessaria anche una tariffazione più equa che premi i cittadini virtuosi e penalizzi i cittadini che producono troppi rifiuti, che oggi pagano la stessa TIA/TARSU dei primi. Altrimenti continueremo a vedere i cittadini divisi in fessacchiotti e furbetti, come troppo spesso accade in questi ultimi anni».
Il NO agli inceneritori è chiaro: «Siccome nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma, una tonnellata di rifiuti prima dell’incenerimento peserà esattamente una tonnellata anche dopo l’incenerimento, seppur sotto forma di ceneri, gas serra e veleni. Pertanto l’idea dell’incenerimento dei rifiuti … equivale a nascondere la polvere sotto il tappeto».
Ma dietro il NO, si aggiunge la proposta per la soluzione del problema: «Non ci vogliono grossi finanziamenti e sofisticati apparati tecnologici come gli inceneritori, ma bastano le mani dei cittadini e degli operatori ecologici, un po’ di organizzazione ed una capillare raccolta differenziata porta a porta. Si può così ottenere una riduzione del volume dei rifiuti da smaltire fino al 72% come a S. Francisco o fino all’82% come a Capànnori (Lucca, 45 mila abitanti), od anche il 77% come a Vizzini (Catania, Kalatambiente)».
Al recupero, per le frazioni (minoritarie, ovvio), non recuperabili, poi, si può aggiugere il sistema del «riprocessare a freddo il secco non riciclabile, per produrre la cosiddetta sabbia sintetica, materiale ottimo per la costruzione di materiale edilizio (a norma UNI) o per mobili in plastica. La commercializzazione di questo prodotto porta nelle casse del centro riciclo da 50 a 120 euro la tonnellata, invece di pagare il costo di 180 euro per smaltire il secco non riciclabile negli inceneritori»: al «Al Centro Riciclo di Vedelago (Treviso) in collaborazione con l’università di Padova, sono riusciti. a A Vedelago, dunque, si riusa, recupera e ricicla fino al 99%»!