Siamo terra di corruzione e senza “cani da guardia”
Di corruzione, truffe e falsi, in Sicilia, e a Trapani in particolare, se ne parla poco. Forse perché si sconosce il livello del fenomeno oppure perché lo si ritiene fisiologico e quindi con esso occorre … convivere.
La stampa locale tratta spesso d’altro. Quando è costretta dall’incalzare delle azioni giudiziarie ad accennarne è, spesso, solo per dare voce alla versione del presunto corrotto, del presunto truffatore di turno. Poi la vicenda ripiomba nel silenzio.
Di queste vicende, invece, tiene conto “Transparency International” che, pochi giorni fa, ha presentato l’ennesima classifica.
Italia, percezione corruzione ancora dilagante
Chiaramente il nostro Paese sta in fondo alla classifica. A livello globale, l’Italia si trova al 60° posto, con un indice di appena 47 punti su 100. Gli stessi punti di Cuba. Fermandoci al continente europeo, l’evidenza è ancora peggiore: stiamo proprio in fondo la classifica per mancanza di trasparenza e per corruzione.
Peggio di noi solo Grecia (44 punti) e Bulgaria (41 punti). Nel “vecchio” continente, in vetta la Danimarca (indice 90 su 100), seguita dai soliti paesi scandinavi (Finlandia, Svezia, Norvegia), quindi da Svizzera e Paesi Bassi (sesti con indice 83 su 100).
Per evitare di fermarsi all’astratto, “Transparency International” pubblica una mappa interattiva sui casi italiani. I dati sono estrapolati da un’attenta ed aggiornata rassegna stampa. Cliccando ed avanzando lo zoom possiamo giungere sul nostro territorio, a Trapani e a Palermo.
Per quanto riguarda la provincia di Trapani, sono elencati cinque casi.
Questi coinvolgono l’ex consigliere comunale Francesco Salone – oggi candidato alle elezioni regionali -, l’azienda “Stefania Mode”, l’ex carabiniere Carlo Ronzino, il vescovo Mogavero, e il settore dei rifiuti.
Fra i casi “palermitani” riportati dall’indagine anche quello dell’inchiesta “Mare Monstrum” che vede, fra gli altri, coinvolto l’ex sindaco ed ex deputato trapanese Girolamo Fazio.
Un’altra ventina le indagini per casi di “corruzione” o simili a Palermo. Tangenti e mazzette, che riguardano la sanità, o pagate anche solo per “cancellare” una multa o una cartella dei rifiuti, fanno da “padrone”.
Le conclusioni di Transparency International
Interessante il commento finale di “Transparency International”: «Il quadro della lotta alla corruzione in Italia è spaccato in due: da una parte un apparato normativo che con 62 punti su 100 risulta sufficiente, ma dall’altra l’applicazione pratica e la capacità sanzionatoria e repressiva delle istituzioni che raggiunge un punteggio di soli 45/100».
Ed ancora: «Anche la società civile e i media, con un punteggio di 42/100, risultano avere un ruolo abbastanza marginale nel promuovere la lotta alla corruzione e ad essere dei veri e propri “cani da guardia” monitorando i soggetti più a rischio corruzione».
D’altro canto, secondo un’altra indagine, la libertà di stampa qui da noi non esiste.