Trapanese indagato per il rogo della Norman Atlantic
Trapani, 3 gennaio 2015 – E’ di otto vittime e 10-15 dispersi, al momento, il bilancio del rogo della “Norman Atlantic” avvenuto, lo scorso 28 dicembre, al largo delle coste albanesi.
L’Ansa, lo scorso 1 gennaio, ha diffuso una “agenzia” che fa rilevare che il trapanese Francesco Romano, 29 anni, figlio di Giuseppe Romano, comandante della Polizia penitenziaria della Casa circondariale di Trapani, secondo ufficiale di macchina della “Norman Atlantic” al momento dell’incidente, è fra gli indagati dalla magistratura barese per l’incidente, assieme al comandante della nave Argilio Giacomazzi e all’armatore Carlo Visentini, ad un altro membro dell’equipaggio, e al legale rappresentante della società noleggiatrice della nave.
Sulla oscura vicenda del rogo che ha ucciso 8 persone (in attesa di consocere l’esito delle ricerche sui 10-15 dispersi), sui media di “contro informazione” si avanzano delle interessanti valutazioni.
E’ l’esempio di Carlo Bertani, dal cui blog trascriviamo ampie parti di un suo “post”, ripreso pure dall’importante sito di “controinformazione” internazionale “Comedonchisciotte”, lo scorso 1 gennaio.
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Fatto salvo che Giacomazzi ha dimostrato d’essere un comandante serio (i paragoni con Schettino si sprecano, sulla stampa e sui media), c’è da dire che la responsabilità della tragedia di qualcuno deve essere, e non vale un’assoluzione generale consolatoria, né un’inchiesta che condurrà ad un processo chissà dove e chissà quando. Sempre che il magistrato conceda, e non decida per un “non luogo a procedere”.
Perché di responsabilità, Giacomazzi, ne ha: ricordiamo che il comandante, sulla sua nave, è padre e padrone, Dio ed Imperatore. Con tutto ciò che ne consegue.
Il primo punto: la nave non era in buone condizioni, lo dimostra il rapporto (2) conseguente all’ultima ispezione (eseguita a Patrasso il 19 Dicembre scorso), dove si parla di porte “taglia fuoco malfunzionanti”, “mancanza di alcuni sistemi di sicurezza” e di problemi strutturali (fatto assai grave) che non sono ritenuti all’altezza degli standard vigenti.
Nonostante ciò, la nave non viene fermata e di tutto ciò Giacomazzi era al corrente.
Secondo punto: avvisato per tempo delle proibitive condizioni meteorologiche, il comandante decide comunque di gettarsi in mare aperto puntando direttamente su Ancona.
E i sistemi di sicurezza? Posto che in mare, particolarmente durante una tempesta, la Legge di Murphy (3) funziona al quadrato, le immagini che sono state diramate indicavano un incendio grave, difficilmente domabile.
Come avevamo già indicato, le porte tagliafuoco avevano dei problemi ma, per fortuna, esistono altri sistemi antincendio sulle navi.
Il più semplice è rappresentato da estintori e schiumogeni, poi si passa alle “doccette” che si azionano automaticamente al rilevamento di un calore eccessivo ma, la vera arma antincendio, è l’anidride carbonica.
I ponti inferiori, soprattutto – se l’incendio è grave – vengono evacuati e inondati di anidride carbonica, fino a riempire completamente i locali: in questo modo, l’incendio si spegne per mancanza d’Ossigeno.
Il prerequisito, però, è che i ponti siano sgombri: i giornali hanno riportato che molte persone dormivano – fuori dalle norme vigenti – sui loro mezzi, il che potrebbe aver impedito l’uso della CO2, della quale la nave (di soli 5 anni!) doveva essere provvista. Questo è un altro mistero che devono spiegare: quelle lingue di fuoco che uscivano dallo scafo, a molte ore dall’inizio dell’incendio, testimonierebbero che la CO2 non sarebbe stata usata.
E i soccorsi? Se l’incendio è scoppiato alle prime luci dell’alba del 28, il “MAYDAY” – la chiamata di soccorso – dovrebbe essere stata immediata: come mai nave San Giorgio prese il mare solo nel pomeriggio, dopo le 16?
La vicenda è zeppa di non sense e suscita dubbi: da ultimo, perché una nave in difficoltà che dista 13 miglia da Valona (Vlore, Albania) e 45 da Brindisi deve essere rimorchiata proprio a Brindisi traversando l’Adriatico in tempesta? Salendo a Valona, la nave avrebbe avuto il vento in prora, favorevole per la visibilità e la stabilità della nave.
Note Bibliografiche:
(1) http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2014/12/28/ARCLJ50C-ravenna_affonda_davanti.shtml
(3) Semplificando: “Se qualcosa si può rompere, state pure sicuri che si romperà”.