Trapani: i giornalisti? Da difendere solo dopo morti
Che un’associazione francese piazzi l’Italia al 52mo posto per libertà di stampa forse non importa a nessuno. Eppure, scrive Reporter Senza Frontiere, «La libertà di espressione e di informazione è la prima libertà, è il fondamento, anzi, proprio della democrazia».
Ma a noi interessano la “Libertà” e la “Democrazia”?
Vogliamo ricordare alcuni casi di giornalisti perseguitati per aver provato a scrivere usando la libertà d’espressione e di critica.
Trapani e la libertà d’espressione: 4 casi
Lo scrittore Salvatore Mugno è stato condannato recentemente (2017, vedi articolo su ItacaNotizie), in primo grado, a 1.000 euro di multa e 8.000 di risarcimento per una presunta “diffamazione” nei confronti di un ex poliziotto.
Lo scorso anno, il blogger Natale Salvo – recentemente inserito da “Ossigeno per l’Informazione” in un elenco di giornalisti minacciati dai politici locali – è stato condannato in primo grado a 2 mesi e 20 giorni di reclusione, pena sospesa (leggi articolo su “Articolo 21”), per una presunta diffamazione in merito alla collaborazione in cui era coinvolto l’allora sindaco di Erice Giacomo Tranchida (PD).
Sempre nel 2016 (leggi articolo su Prima Pagina Marsala), il giornalista Nicola Rinaudo (direttore di “Extra”), sempre in primo grado, è stato condannato ad un anno di reclusione con la condizionale, e 5.000 euro di risarcimento, per una presunta diffamazione nei confronti del deputato Girolamo Fazio (già Forza Italia).
In precedenza il giornalista Rino Giacalone, invece, è stato condannato in primo grado (2013, vedi articolo su TP24.it) al risarcimento di 25.000 euro ancora a favore dell’ex sindaco Girolamo Fazio per una presunta diffamazione nei suoi confronti.
Ipotesi di soluzione per una libertà d’espressione a Trapani
Se un trapanese avesse voglia di “Libertà” e di “Democrazia” non verrebbe difficile di comprendere che esse passano per l’emarginazione politica di questi querelatori seriali che con le loro denunce, più che difendere la propria onorabilità, attentano alla Libertà d’espressione e di critica e, quindi, alla Democrazia.
Al contrario, gli stessi colleghi di Mugno, di Rinaudo, di Salvo, di Giacalone, fanno a gara a mettere il microfono ed il taccuino sotto la bocca dei querelatori seriali.
Dovrebbero essere, invece, per primi, i giornalisti ad emarginare chi attenta alla libertà d’espressione. Basterebbe stracciare e non pubblicare i “comunicati stampa” di provenienza da tali politici. Servirebbe una “serrata”, insomma.
Purtroppo, invece, i casi citati vengono valutati, di volta in volta, dai colleghi giornalisti e dai sindacati della stampa, a seconda se il giornalista colpito sia un “amico” o meno (vedi il “Ci piace leggere” su Rino Giacalone pubblicato da “Trapani Cambia” cui poi segue, però, la querela di Sabrina Rocca leader di tale associazione a Natale Salvo).
D’altro canto bloccare i “comunicati-stampa” dei politici colpevoli di attentato alla libertà di stampa vorrebbe dire, per i giornalisti trapanesi, perdere “chance” di essere nominati “addetto-stampa” o di poter sottoscrivere contratti di “pubblicità” per il proprio giornale.
Ecco spiegata, quindi, l’auto censura, il livello infimo di reale informazione, e il 52mo posto nella classifica sulla libertà di stampa per il nostro Paese.