Trapani e la Mafia, la memoria labile del Popolo Siciliano
AMICI COME PRIMA, il libro di Francesco Forgione, mette in fila gli eventi giudiziari degli ultimi anni in Sicilia. Ne esce un quadro a tinte fosche, dove l’ombra della Mafia si allunga anche su Trapani, spesso ritenuta a torto fuori dai grossi giri mafiosi.
E’ il titolo di un saggio di Francesco Forgione, giornalista, deputato regionale e capogruppo parlamentare di Rifondazione comunista all’Assemblea regionale Siciliana e componente della Commissione regionale antimafia.
Il libro affronta ed esamina i rapporti tra mafia e politica.
Un vecchio, anzi vecchissimo problema che tormenta da anni la Sicilia e i siciliani, e che potrebbe essere catalogato fra i più noiosi argomenti, in parte già conosciuti, legati alla nostra terra: una storia infinita mai risolta.
Il giornalista palermitano Saverio Lodato, aveva intervistato giudici, uomini politici , poliziotti uccisi dalla mafia, e ci aveva raccontato quanto era successo in Sicilia da 1979 ad oggi, storie che sembravano dei thriller.
Eppure sappiamo bene che nomi come Falcone, Borsellino, Montana, Della Chiesa, Chinnici, Cassarà ecc. sono stati personaggi veri, uccisi dalla mafia.
Forgione analizza l’argomento dandoci una diretta testimonianza dello scontro quotidiano tra mafia e antimafia e mettendo in risalto l’evoluzione del fenomeno stesso negli ultimi anni.
“ E’ certo – egli dice – che dalla fine degli anni 90’, non si spara più. Pare che la mafia abbia preferito la linea del dialogo e della mediazione con la politica. La scelta è dettata dalla necessità di ricreare le condizioni per una serena e patteggiata gestione dei nuovi flussi di denaro pubblico”
Politica e mafia si preparano, quindi, a governare le migliaia di miliardi in arrivo nell’isola con i fondi europei e i vari accordi di programma tra Stato e Regione, ma per gestire bene il tutto, occorre che la vita politica e sociale rientri nei parametri della normalità.
Di conseguenza sono necessari consensi e politiche che mantengano bassi i conflitti sociali, allargando la spesa pubblica, ed estendendo i meccanismi clientelari per poter prepararci al 2010 ed affrontare le nuove sfide, quando, cioè, il Mediterraneo diventerà area di libero scambio e la Sicilia si troverà al centro di nuove attività commerciali, finanziarie ed economiche.
Tempi buoni e succulenti si prospettano anche per Trapani, città di porto!
Forgione non poteva trascurare la situazione trapanese alla quale dedica alcune pagine del suo libro considerandola una zona franca la cui storia s’intreccia, da oltre due secoli, con quella della grande famiglia D’Alì che detiene il potere economico e finanziario nel territorio trapanese.
Egli afferma una verità che nessuno può smentire: “A Trapani tutto ha a che fare con i D’Alì”.
Sono proprietari delle saline, sono presenti in una miriade di società finanziarie e gestiscono una rete di attività economiche. Sono stati per decenni i proprietari della Banca Sicula, una vera e propria potenza economica, oggi assorbita dalla Banca Intesa. Non dimentichiamoci inoltre del senatore, e sottosegretario agli interni, Tonino D’Alì e della maestosa sede del Comune che si chiama Palazzo D’Alì.
“Insomma dalle inchieste avvenute negli ultimi vent’anni, Trapani assume il volto di una provincia nella quale è ben ramificata quella parte grigia del potere dove si incontrano gli uomini e gli interessi di casa nostra con le attività dei servizi segreti, con settori deviati degli apparati dello stato, con una alquanto diffusa rete di Logge massoniche e una forte presenza della P2 di Licio Gelli”.
Un quadro di un territorio che appare oscuro e preoccupante, dove apparentemente tutto procede nella piena normalità e nel più profondo silenzio sociale: Nessuno ha nulla da dire, e se qualcuno, per caso, si lascia sfuggire qualcosa che possa turbare equilibrio raggiunto, è da considerare solamente una folata di vento che dura poco perché subito dopo si è “amici come prima”.