Trapani non migliora, Legambiente la boccia

Ecosistema-Urbano

Dal 73° posto nella classifica nazionale del 2014 all’87° posto del 2015. Un calo, anzi un vero e proprio crollo, di 14 posizioni. Qui il senso del giudizio di Legambiente nei confronti della città di Trapani e, indirettamente, della sua Amministrazione.

La nuova edizione di Ecosistema Urbano, la XXII, il rapporto che mette in classifica, uno dietro l’altro, i capoluoghi italiani secondo una serie di parametri di cura ambientale è inclemente, ancora una volta, per la nostra Città.

E se, al solito, in testa troviamo le Città del Nord Italia (Verbania, Trento, Belluno, Bolzano) ma anche Macerata ed Oristano, in fondo, al solito, quelle del Sud del Paese, anzi proprio della Sicilia (Messina, 104°; Agrigento, 103°; Palermo, 102°; Catania, 100°) e della Calabria (Vibo Valentia e Reggio Calabria, Catanzaro e Crotone).

Un dato che boccia le Amministrazioni comunali del Sud, tanto di Destra che di Sinistra, ma, soprattutto i cittadini che scelgono i propri amministratori.

Appena pubblicato il rapporto non può che riaccendere le polemiche sull’Amministrazione Damiano – che ha appena superato il “test sfiducia” – e dare fiato ai polemisti fine a se stessi quelli che aprono la bocca per criticare ma non progongono la soluzione.

Ho deciso, nell’esaminare il nuovo rapporto Legambiente, di partire da un raffronto col precedente per comprendere se e dove siamo così peggiorati.

Il primo dato che salta all’occhio è quello dei “consumi idrici” del capoluogo: secondo le statistiche fornite dallo stesso Comune di Trapani, i consumi d’acqua pro capite giornaliero si sarebbero ridotti da 137,8 a 123,9 litri; la “dispersione idrica” (ovvero l’acqua che si perde fra le condotte colabrodo), invece, sarebbe scesa, in un anno, dal 41% al 39,4%.

Stiamo parlando di cose, comunque, inconcepibili: secondo lo stesso Comune, dei 7,5 milioni di litri d’acqua immessi in rete, solo 4,5 giungono nelle nostre case mentre 3.000.000 di litri si perdono per strada!

Se passiamo a leggere il dato della “produzione di rifiuti urbani” rileva un insolito aumento da 579,7 a 647,2 Kg./abitante. In merito mi sono espresso qualche mese addietro, addebitando tale abnorme dato in parte alla raccolta delle “alghe” dai litorali ed in parte ai “fratelli” ericini ed al loro “vezzo” di “esportare” i rifiuti nei limitrofi cassonetti trapanesi per sottrarsi all’impegno della “raccolta differenziata” che vige ad Erice.

Secondo i dati comunicati dal Comune a Legambiente, la raccolta differenziata è cresciuta, comunque, da un (insignificante) 8,8% al 9,4%.

In leggero calo, invece i passeggeri sui bus cittadini (da 23 a 22 il rapporto passeggeri diviso abitanti). Nessuna variazione, purtroppo, nel dato dell’incidentalità stradale ovvero delle “vittime della strada”: 5 erano (assieme a 613 feriti) nel 2012 (certificate da ACI e riportate nell’indagine 2014) e 5 (assieme a 755 feriti) sono state nel 2013 (riportate nell’indagine 2015 e sempre certificate dai dati ACI).

Alcuna variazione sui restanti dati, fra i quali ci limitiamo a citare i 22 superamenti (in 365 giorni) delle misurazioni delle PM10, ovvero delle polveri sottili pericolose per i nostri polmoni, rispetto ai limiti imposti dalla Legge.

Insomma, nessun peggioramento sostanziale. Piuttosto una “stasi”, un “nulla di fatto” che probabilmente unito al maggiore attivismo, al miglioramento delle altre amministrazioni, ha portato Trapani a perdere le 14 posizioni in classifica.

Quello che servirebbe, ora, sarebbe che dall’analisi dei dati, l’Amministrazione Damiano passasse alla messa in opera delle soluzioni:

  • alla moderazione del traffico (tanto nella velocità quanto nella quantità) per ridurre il numero degli incidenti e, inspecie, di quelli con maggiori conseguenze (ad esempio prevedendo le “Zone 30” e aumentando le ZTL, realizzando un maggiore controllo sulle pericolose soste negli incroci stradali);
  • all’abolizione degli attuali cassonetti stradali dei rifiuti per evitare “l’acquisto” di rifiuti dai Comuni viciniori (sostituendoli con cassonetti “a chiave”, come a Mestre ad esempio);
  • all’attento monitoraggio della rete idrica cittadina (intanto) e di quella delle frazioni (per tagliare le “perdite” del prezioso liquido) per l’individuazione dei punti d’intervento per tamponare un’emorragia idrica insostenibile ed indifendibile (a Foggia si ferma al 5,5%, a Macerata al 6,9%, a Piacenza al 7,7%, ad Udine al 9,6%, a Milano all’11,7% e comunque in 17 capoluoghi su 104 è posta sotto il 20%, e in 40 capoluoghi sotto il 30%);
  • alla programmazione di politiche, d’intesa con l’ATM, per l’incentivo all’uso del bus urbani (anche tagliando il costo degli abbonamenti per gli impiegati, ad esempio).

Ma questa Amministrazione è in grado di ascoltare queste semplici e logiche indicazioni?

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