Trapani: Ecco come può nascere il nuovo teatro “Maria Callas”!
«Programmare e realizzare un nuovo teatro. Questa è la grande opera che la nostra lista civica “Città a Misura d’Uomo” si propone di realizzare a Trapani ottenuta la fiducia degli elettori». Questo è il proclama del candidato sindaco avvocato Giuseppe Marascia come “ciliegina” sopra un programma già ben definito e ricco di spunti per la crescita dei trapanesi.
Ricorda Marascia: «Trapani è stata una città sensibile alla musica, tanto lo è stata che i Trapanesi nel 1843, ricorrendo ad una pubblica sottoscrizione, le diedero un teatro lirico, il “Real Teatro Ferdinando”, poi denominato Garibaldi, che venne inaugurato il 15 ottobre 1849 con la “Norma” di Vincenzo Bellini».
Purtroppo una scelta nefasta dei politici che amministravano la città ci ha tolto il Teatro: «Danneggiato dai bombardamenti nel 1943, fu successivamente (1946) del tutto demolito per lasciare il posto all’odierna Banca d’Italia».
Spiega ancora Marascia: «Se quel teatro fosse ancora in piedi i talenti del Conservatorio avrebbero a Trapani la possibilità di crearsi un futuro».
Ma si tratta del solito annuncio da sogno? No. Marascia spiega: «A Bassano, a Frosinone e a Verbania sono stati fatti, di recente, dei progetti per la realizzazione di teatri in media di 1000 posti per costi che vanno da 7 ai 11 milioni di euro».
«Pensiamo – prosegue il candidato sindaco di “Città a Misura d’Uomo” – che come il Real teatro Ferdinando esso debba essere finanziato dalla cittadinanza con una tassa di scopo. La nostra non è una campagna elettorale all’insegna dell’ipocrisia e non abbiamo nessuna intenzione di promettere ciò che non possiamo realizzare, se vogliamo essere seri dobbiamo parlare di tassa di scopo».
«La legge – spiega Marascia – prevede che la base imponibile dell’imposta di scopo è l’IMU con aliquota fissa 0,5 per 1000 e la sua durata non deve superare i 10 anni. Conseguentemente il gettito annuo dell’ISCOP, ammonterebbe nella somma variabile fra i 600.000 e il 1.200.000 euro annui, somma che sarebbe a carico solo di proprietari di seconde case, di uffici, di banche, di negozi e che cifra sufficiente per realizzare l’opera programmata a Piazza Vittorio».