Trapani, Referendum/2: Bocchino, il Parlamento legifera troppo!
«Questo Senato, diversamente da quanto indicato da qualcuno – ha precisato il senatore D’Alì a margine dell’incontro promosso a Borgo Annunziata dal movimento “A Misura d’Uomo” – resterà al suo posto sino a termine della legislatura anche se dovesse vincere il SI. Resterà, tuttavia, il profondo conflitto costituzionale poiché la riforma impedirebbe di votare la “fiducia” agli atti del Governo. Non si potrebbe andare al voto prima che sia scritta, dalle singole Regioni, la legge elettorale per il futuro Senato e prima che le regioni a Statuto speciale modifichino il proprio Statuto annullando l’incompatibilità oggi esistente fra la carica di consigliere regionale e quella di parlamentare nazionale».
E’ questo anche se – ha ammesso il senatore – il SI, evidentemente, delegittima l’attuale composizione del Senato.
L’impegno di “A Misura d’Uomo” per il No.
Leonardo Todaro, presidente del movimento “A Misura d’Uomo”, aprendo i lavori dell’Assemblea, ha presentato la propria associazione e le attività da questa svolte negli ultimi due anni nonché alcuni punti del programma delle amministrative 2017. Giuseppe Marascia, invece. ha sottolineato la perdita di «sovranità monetaria, avvenuta negli scorsi anni con la privatizzazione della Banca d’Italia, e la perdita di sovranità popolare che avverrebbe oggi, con questa riforma costituzionale».
Sempre per “A Misura d’Uomo”, Natale Salvo non ha voluto omettere qualche battuta sul merito della riforma: «riduce gli spazi di democrazia diretta, è incomprensibile ai più, priva il Paese di un bilanciamento dei poteri, è incompleta poiché necessiterà della riscrittura degli Statuti delle regioni a statuto speciale, quali la Sicilia, per poter consentire alle stesse di poter eleggere i propri rappresentanti nel nuovo Senato».
Bocchino e D’Alì: le falsità di Renzi sono solo scuse dell’autoritarismo!
Il senatore trapanese Fabrizio Bocchino, altro ospite del movimento civico, nella propria relazione, numeri alla mano, invece, aveva smontato le premesse della riforma costituzione voluta dal governo Renzi. «Un mito da sfatare: abbiamo un Parlamento lento ed improduttivo. Nella XVI legislatura sono state approvate 391 leggi, contro le 190 del Parlamento francese nello stesso periodo, o le 50 del Parlamento spagnolo o le 25 di quello inglese».
Forse, abbiamo un Parlamento che legifera troppo, non che legifera poco!
Bocchino aveva pure denunciato lo stravolgimento che già avviene oggi nella funzione del Parlamento: «l’80% delle leggi che discutiamo sono di origine governativa ed il 35% vengono approvate col apponendo la “fiducia” e quindi senza permettere al Parlamento di migliorare o semplicemente discutere del testo presentato».
Tutto questo violando di fatto la Costituzione già vigente e la divisione dei poteri fra Potere Esecutivo e Potere Legislativo.
In merito alla presunta necessità di “stabilità” politica, infine, ha concluso il senatore D’Alì, «non serve una riforma costituzionale, ma persone serie e l’abolizione della “libertà di mandato” attualmente vigente anche rimandando al voto popolare le sorti di quel parlamentare che dovesse, dopo la propria elezione, cambiare schieramento politico».