Trapani, rischiano di scomparire i Centri Sociali

Sempre più precaria la situazione che fa riferimento al servizio civile volontario. I fondi sono finiti e gli enti devono contingentare i posti.

Neanche il tempo di nascere e già è agonizzante: stiamo parlando del servizio civile volontario. Molte importanti organizzazioni del terzo settore hanno denunciato l’eventualità che il servizio civile nazionale rischia di scomparire. Il problema, naturalmente sta nella mancanza di fondi e non sono pochi. L’ammanco è talmente elevato che lo stesso Ufficio Nazionale per il Servizio Civile chiede di contingentare i posti.

Le Finanziarie precedenti hanno stanziato per il Servizio Civile 119 milioni di euro annui: una cifra che con il crescere della domanda è diventata troppo esigua, al punto che l’Ufficio ha speso tutto ciò che era rimasto come residuo dai primi due anni. Il piatto piange, le casse sono desolatamente vuote. Per avviare al servizio 40.000 volontari occorreranno per il prossimo anno 280 milioni di euro: veramente tanti per quello che ragionevolmente ci si potrà attendere.

Malgrado le promesse di aumento “spese” nel corso di questi tre anni dal Ministro con delega al Servizio Civile, Carlo Giovanardi, i fondi per il servizio civile sono rimasti sempre immutati, e i segnali per il prossimo anno non sono affatto incoraggianti.

L’8 aprile scorso l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile ha emesso una circolare in cui viene introdotta la novità del contingentamento dei posti rispetto ad ogni progetto presentato. Gli oltre 1800 enti accreditati, cioè, dopo aver faticato non poco per ottenere l’accreditamento, investendo in risorse e progettualità, si vedono imporre nuove condizioni restrittive: si potranno presentare solo progetti che non prevedano un numero di posti superiore ad un determinato limite, fissato in base a criteri numerici sulla base delle caratteristiche del singolo ente. Il che, in prospettiva, fa ritenere che non solo non ci sarà alcuna possibilità di incrementare il numero dei volontari, ma è difficile anche la permanenza sugli attuali livelli.

Per sintetizzare, dunque, il rischio è che nel 2005 possano essere avviati al servizio civile solo qualche migliaio di giovani, arrestando una macchina che in questi tre anni ha dato prova di poter funzionare e di poter costituire un punto di riferimento per l’educazione, la socialità, l’impegno delle giovani generazioni. Un danno che si ripercuoterebbe, ovviamente, sugli enti accreditati, a partire dalle associazioni, comunità e organizzazioni che si occupano a vario titolo di persone in situazione di disagio.

Il lavoro svolto da questi centri è fondamentale perché contribuiscono, laddove le amministrazioni pubbliche non arrivano, a togliere i ragazzi dalla strada.

Questo naturalmente avrà ripercussioni anche nella nostra città dove sono molti i centri sociali attivi grazie all’apporto dei volontari del servizio civile. Senza di loro sono destinati sicuramente a chiudere facendo peggiorare nuovamente la situazione nei quartieri a rischio dove sono sorti.

Due su tutti: il quartiere San Giuliano e quello di Fontanelle – Milo. Per Trapani i posti messi originariament a disposizione dalla Caritas dovevano essere 89, ridottasi a solamente otto posti. Questo vuol dire che l’anno prossimo non ci saranno abbastanza volontari per tenere aperti i centri che saranno cosretti a chiudere del tutto.

E intanto, denunciano le organizzazioni del Terzo Settore, le spese per la difesa militare continuano a lievitare:quest’anno hanno raggiunto la cifra record di 19.670 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti 1200 milioni di euro destinati alle missioni all’estero. Riuscirà il governo a trovare i fondi per non far morire il servizio civile? La risposta definitiva la darà la Legge Finanziaria per il 2005 (approvazione entro dicembre 2004) ma già dal DPEF (Documento di Programmazione Economica e Finanziaria) ci si potrà fare un’idea su ciò che sarà.

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