Trapani, sprechi e incapacità: la tassa occulta per i cani
Ogni anno, il Comune di Trapani spende circa 450.000 euro per il servizio di ricovero e mantenimento dei cani randagi nel canile “Rifugio Mimiani” di Caltanissetta. La somma di 75.000 euro è impegnata «per forniture alimenti per cani randagi affidati ai cittadini». 150.000 euro sono impegnate per i veterinari, ovvero «per il servizio di pronto intervento sui cani/gatti randagi incidentati e/o malati, ritrovati sul territorio e/o ricoverati presso il canile comunale». L’associazione Antras è stata incaricata, già dal 2017, a svolgere il servizio di guardiania presso il canile non ancora in funzione costruito in Contrada Cuddia, per un costo di circa euro 44.000 annui. Poi c’è il costo di mantenimento dell’attuale canile di via Tunisi (pulizia, mangime, ecc), quelle per la sterilizzazione, per l’acchialappiamento, altre decine di migliaia di euro in totale immaginiamo.
Quella del mantenimento e cura dei cani randagi è una vera e propria tassa occulta per i cani sostenuta dall’insieme della comunità trapanese tramite le tasse che versa. Per altri, invece, è un business. Oltre 700.000 euro annui che potrebbero essere meglio spesi, per altri servizi. E questo senza nulla togliere ai poveri animali costretti, dalla volontà di chi amministra il Comune, a vivere una vita dietro le strette sbarre di un canile.
La promessa da marinaio del candidato sindaco
«Apertura in tempi brevi del canile intercomunale di contrada Cuddia (circa 200 posti), attivando le procedure necessarie e intervenendo per risolvere le criticità relative alle strade di accesso e altri aspetti collegati (collegamento reti, allacci, etc.)». La promessa era stata scritta, nero su bianco, nel proprio programma elettorale, dall’allora candidato sindaco Giacomo Tranchida.
A distanza di poco più di un anno da quella promessa, dell’apertura del nuovo canile di contrada Cuddia non si sa nulla.
La cattedrale nel deserto ovvero il canile di contrada Cuddia
4 milioni di euro per realizzare il nuovo canile che, una volta completato, non è stato mai aperto. I danni dell’abbandono e dell’incuria, nel frattempo, si fanno vedere. «I viali di comunicazione della struttura sono tutti ceduti con evidenti crepe nel manto, […] le piante purtroppo rimaste accantonate in una parte della struttura e ormai essiccate per la mancata piantumazione e cura», precisa Enrico Rizzi, in un esposto recentemente inviato a Magistratura e Corte dei Conti.
Non mi sento di dare colpe all’attuale sindaco dei danni e dello spreco di Contrada Cuddia. La colpa della nascita di un canile in quella zona sbagliata, di una vera e propria “cattedrale nel deserto” (un progetto inadeguato e troppo distante da tutto), è da addebitare al 100% alle amministrazioni precedenti.
La colpa di Tranchida è di essere stato superficiale promettendo qualcosa che era chiaro non potesse mantenere: l’apertura del canile di Contrada Cuddia. Un’altra sua colpa è quella di non aver saputo trovare un’alternativa a quella struttura, ad esempio spendendo qualche decina di migliaia di euro per mettere a norma e riaprire il vecchio canile di via Tunisi, nei pressi della Litoranea, potenziando le sterilizzazioni, reimmettendo sul territorio gli animali docili.
Nel frattempo che si decida cosa fare, i trapanesi continuano a pagare centinaia di migliaia di euro e i cani a soffrire.