Trapani: Un giorno in Tribunale, ecco la Giustizia!
Avvocati, imputati e testimoni sono convocati per le nove della mattina. Di rado l’udienza del Giudice, però, inizia prima delle dieci.
Nessuno si scusa, nessuno spiega perché. D’altro canto di fronte il Giudice ci sono solo avvocati allo scopo retribuiti, imputati di piccola taglia, testimoni che spesso sono semplici agenti di polizia che riferiscono sulle indagini del caso.
IL LADRO. Il primo teste, infine, si siede sulla seggiola dei testimoni e recita la formula del giuramento. E’ un agente e racconta della denuncia ricevuta e delle indagini svolte. Il caso è quello di un uomo che è entrato al supermercato Sisa di piazza Martiri d’Ungheria, si è appropriato di due bottiglie di Jegermeister, l’amaro tedesco alle erbe, ed ha guadagnato l’uscita evitando di passare dalle casse.
Il valore della refurtiva non ammonta neanche a 30 euro, un’azione stupida, immortalata dalle telecamere a circuito chiuso del supermercato. Il DVD delle riprese è finito sul tavolo della Questura e l’uomo, una volta rintracciato, messo di fronte ai “fermo immagine” che lo inquadrano, ha confessato. Ma il processo ha i suoi tempi, oggi depone l’agente di polizia, fra qualche mese, alla prossima udienza, il titolare del Sisa. Poi l’imputato spiegherà le sue ragioni.
Il tempo passa, le udienze si susseguono.
LA TRUFFA. Ora è la volta di un altro agente, stavolta della Polizia postale di Trapani. Anche lui si accomoda sulla seggiola e, coll’aiuto di alcuni appunti, racconta il caso che lo ha impegnato.
Un uomo ha carpito i dati di una carta di credito, è riuscito ad ottenere, illecitamente, due ricariche, una da 10 euro ed un’altra da 20 euro, per il proprio “account” di giochi online. Indagini lunghe, che hanno impegnato questure di tutta Italia. Un giro di diverse SIM, di diversi intestatari tutti irreperibili. Alla fine, sembra, che si sia trovato il colpevole. Ma lo stabilirà la storia del processo.
L’avvocato chiede di precisare: ma stiamo qui per 30 euro, giusto? Si, conferma il poliziotto, il danno accertato è di 30 euro. Il danneggiato ha pure ritirato la denuncia. Ma il procedimento non si può fermare, è perseguibile d’ufficio, E quindi si continua. Alla prossima udienza, dopo l’estate, si dovrà ascoltare proprio il danneggiato. Perderà la giornata di lavoro, avrà un danno superiore alle 30 euro, di certo.
L’OCCUPAZIONE ABUSIVA. Il Giudice chiama l’avvocato del nuovo processo che viene chiamato dal cancelliere. L’avvocato deve fare l’arringa. Dopo una serie di udienze, questo processo volge al termine. Il Pubblico Ministero è stato implacabile: non è possibile la condanna ad una semplice ammenda, qui ci vogliono due mesi di arresto!
L’avvocato della difesa ricorda il caso. Si tratta del Comune di Custonaci che avrebbe occupato abusivamente, con delle pedane di legno, un tratto di costa. Il Comune aveva la necessaria autorizzazione ma scadenza il 30 settembre. Nella notte fra il 30 settembre e l’1 ottobre un solerte agente ha rilevato la scaduta autorizzazione e verbalizzato il reato. L’avvocato spiega che se l’autorizzazione scade alla mezzanotte del 30 settembre non si può pretendere che a mezzanotte e 5 minuti si smonti tutto. La notte, spiega, specie al Comune, è difficile trovare tecnici ed operai in servizio.
Il Giudice guarda storto il Pubblico Ministero, è chiaro che il responsabile del Comune sarà assolto. Ma la sentenza arriverà alle 14:30.
IL DANNEGGIAMENTO. Si chiama un nuovo procedimento. E’ presente il teste, un agente di polizia penitenziaria, ma non accusato e il suo avvocato. L’udienza si rinvia di qualche ora. L’agente, però, ci confida il suo caso. E’ il caso di un detenuto che, in un momento di rabbia, ha rotto l’asciugacapelli. La Direzione del carcere ha già trattenuto all’uomo il valore del danneggiamento, anche qui una trentina di euro, ma la Giustizia deve fare il suo corso in merito al gesto.
LA DIFFAMAZIONE. Un’altro processo, nel frattempo, salta. Il teste non si è presentato. Doveva giungere da Bologna. Doveva raccontare dei contenuti di un paio di email. Qualcuno era stato offeso, si sentiva diffamato. La conferma dei contenuti delle mail potrebbe essere decisiva per l’accusa o per la difesa. Ma nessuno gli rimborserà le spese di viaggio e soggiorno a Trapani. Ed è già la terza volta che, per problemi processuali precedenti, è chiamato a scendere in Città. Il Pubblico Ministero non è certo che sia stato regolarmente convocato, non ha la ricevuta di ricezione della notifica. Si rinvia a fine ottobre, allora.
LE MINACCE AL VIGILE. Nuovo procedimento. Anche qui si giunge alla fine. Sembra che si tratti di minacce ad un vigile urbano di Trapani. L’avvocato difensore chiede l’ammissione alla “prova” viceversa rischierebbe fino a cinque anni. Il Giudice concede la “clemenza”, il colpevole dovrà pagare 400 euro a favore della Cassa dei Vigili Urbani, in due rate da 200 euro ciascuna e recarsi per un anno, dalle 19 alle 20, sabato e domenica esclusi, presso il Comando dei Vigili a svolgere piccoli lavoretti manutentivi (magari pulire i bagni e svuotare i cestini getta carta).
TUTTI A CASA. Anche questa giornata davanti al Giudice del Tribunale di Trapani si conclude. Non è una giornata particolare, è la normale giornata di lavoro di un Giudice presso il Tribunale di Trapani. Niente mafia, solo casi di povera gente.
La Giustizia ha trionfato. I malavitosi non la passeranno liscia. Non importa a che costo: Giudice, Cancelliere, impiegato addetto alla registrazione della seduta, carabiniere di guardia, pubblico ministero, lo Stato dovrà pagare la giornata lavorativa a tutti loro, forse almeno mille euro il costo di questa udienza, ma si potrebbe fare diversamente?
E questa la Giustizia che chiede il Paese, che chiede il Popolo Sovrano! Salvo, poi, lamentarsi del prezzo da pagare con le proprie tasse!