UN RESTAURO … IMPOSSIBILE!

In ogni città europea di interesse storico monumentale gli interventi che individuano il recupero e il restauro delle antiche vestigia, aprono accesi dibattiti sulle metodologie e sulle ricadute dell’architettura per la città. A prescindere dai toni, spesso inconciliabili, resta sempre una sana pratica di confronto sulla programmazione e la cultura del progetto da parte delle amministrazioni. Questo a Trapani non avviene.

Lo sconforto degli addetti ai lavori per alcuni recenti interventi urbani è esternato nel privato di piccoli capannelli.

Ad esempio nel levante dell’antica cinta muraria, un atteso intervento ha liberato i resti del bastione chiamato dell’Impossibile da alcune baracche in muratura costruite sul demanio nel dopoguerra. Il luogo alla metà del XVI sec., era impervio per la consistenza del suolo e qui con tenace fatica si eresse il baluardo difensivo sud-orientale. Da qui il nome dell’Impossibile che ben figurerebbe nei toponimi del Deserto dei Tartari di Buzzati o nel visionario delle Città Invisibili di Calvino.

Il progetto di restauro del bastione ha mirato alla fruibilità della terrazza sul porto di Trapani, dove ammirare il millenario spettacolo delle isole Egadi e delle saline, il restyling del fronte portuale e l’improponibile costruzione, di indecifrabile stile, della nuova casermetta dei Vigili del fuoco.

Alcune riflessioni sul progetto di recupero del bastione riguardano l’enfatizzazione di una casetta da destinare a bar, un’evidente superfetazione sulle mura cinquecentesche, e la scelta di piantumare le onnipresenti palme, Phoenix canariensis e dactilifera, ormai assunte ad uniche specie di decoro vegetale del climax mediterraneo. Tra i rovi impossessatesi delle rovine del nostro bastione dell’Impossibile, si intravedevano alcuni esemplari di melograni, di mandorlo selvatico, di piante aromatiche.

Forse ascoltando il suggerimento del melograno, dal nome scientifico Punica granatum, nella terrazza che vede un antico campo di battaglia delle guerre puniche e dopo secoli, il campo di regata della vela moderna, il progetto per il giardino dell’Impossibile avrebbe auspicato un pochino di più per il nostro bastione sul porto.

Alcuni cittadini hanno storto il muso per il sistema di risalita di nuova costruzione. A mio avviso questo riguarda la poca disponibilità ad accettare l’oggetto tecnologico in un contesto storico e, tutto sommato, quest’ultimo si distingue per funzionalità e la poca invasività del bastione. Quello che rimane non risolto è la definizione-distinzione dei nuovi paramenti murari, le pavimentazioni, l’illuminazione e come detto la poca attenzione per il giardino pensile sul mare.

Potrebbero interessarti anche...