Uno studio: i turisti soggiornano solo 1-3 giorni

TRAPANI, 19 NOV – Si tratta, certamente, di un’indagine non “scientifica”, ma in ogni caso indicativa. E’ quella che l’imprenditore Paolo Salerno ha illustrato, quest’oggi, nella sala conferenza della Confindustria davanti ad una cinquantina di operatori del settore.

L’indagine di Salerno si riferisce ai cittadini stranieri in transito all’aeroporto di Trapani Birgi, da giugno a settembre 2013.

Da questa ricerca si rileva che il turista-medio non si ferma, dopo il suo sbarco a Birgi, solo a Trapani, ma si trasferisce, anche, nel resto dell’Isola.

Tuttavia solo il 3,77% non si fermerebbe neanche una notte in provincia, mentre il 41,27% trascorrerebbe una parte del proprio soggiorno anche in altre province (principalmente Palermo, ma anche Agrigento e Catania).

Il 48,57% degli stranieri che sbarcano a Birgi, infatti, come prima cosa, prende un’auto a nolo.

Tornando al campione della ricerca, si rileva che il 33,97%, in ogni caso, resta in Provincia di Trapani appena 1-3 giorni.

In tal caso, le mete preferite, naturalmente, sono lo stesso capoluogo Trapani (34,12 %), ma anche Erice (19,76%), San Vito (16,94%), le isole Egadi (10,94%) e Marsala (10,71%).

Che si tratti di un turismo, oltre che brevissimo, anche “low-cost”, è dimostrato dalla scelta di preferire i Bed & Breakfast (34,67%) e gli appartamenti (11,32%) agli hotel (appena 32,78%).

Sorprende sapere che un 12% dei viaggiatori raggiunge Trapani senza aver ancora individuato una struttura ove passare le notti, come ci sembra sottostimato il dato che solo un 51% prenota la struttura su internet (e di questi il 35% tramite il sito di prenotazioni online Booking.com).

Non desta sorpresa “scoprire” che la meta di Birgi, fra i turisti stranieri, è individuata al 14% tramite la newsletter Ryanair, mentre da conforto la notizia che il 37% ha conosciuto Trapani tramite una buona relazione ottenuta da amici che vi hanno soggiornato in precedenza.

Infine le note dolenti: i problemi lamentati dai turisti stranieri sono dal 2007 ad oggi quasi sempre gli stessi: scarsa segnaletica,trasporti pubblici lenti e poco efficienti, mancanza di una rete di uffici informazioni, scarsa conoscenza delle lingue, ristoranti costosi, pochi servizi pubblici di wi-fi, scarsa pulizia. Ma, nonostante tutto, il 51% pensa di tornare.

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